Annunziata, l’hub con numeri da spoke…

Numeri tutti negativi, tra perdite di esercizio, prestazioni e posti letto. Per non dire della centrale di sterilizzazione dei ferri chirurgici che rischia la non autorizzazione...

25 milioni di perdita di esercizio, non era “facile” soprattutto se in tempi di “rivoluzione” annunciata. La cifra con il meno davanti sta stampata, in una sorta di autoammissione, in un piano di rientro adottato con una delibera qualche giorno fa, il 31 luglio.
Siamo negli uffici “alti” dell’azienda ospedaliera dell’Annunziata di Cosenza, l’hub se deve essercene uno in Calabria non fosse altro che per estensione d’utenza e servizi da erogare. Una enormità. Eppure, l’hub se deve essercene uno in Calabria, rischia addirittura il declassamento in spoke, il gradino in basso che contraddistingue gli ospedali “normali”, come appunto non può essere l’Annunziata. Questione di numeri però, quelli non mentono mai e nel caso di specie vanno tutti a retrocedere per l’hub di Cosenza. 4mila interventi chirurgici in meno, 17 milioni di euro in meno in termini di Drg, le prestazioni. Di fatto, bilancio alla mano, significa che in pochissimi vengono ricoverati ormai. E sono guai dimensionali per l’hub che non può che essere hub ma che rischia lo spoke per numeri in declino.
I posti letto attivi sono 425, dovrebbero essere 709 più 62 aggiuntivi per terapia intensiva e sub intensiva. Finanziati dall’allora commissario nazionale Arcuri ma non ve ne è traccia, siamo in tempi pandemici. E per di più un problema grande come una casa in “pancia”, nelle viscere. La centrale di sterilizzazione dei ferri chirurgici riutilizzabili in grandi difficoltà. A rischio sia l’autorizzazione che l’accreditamento della centrale stessa. Il perché sta proprio in un verbale ispettivo che è figlio di una missione congiunta, dirigenti dell’Annunziata e responsabili dell’azienda che ha in custodia il servizio. Non vi sarebbe il giusto confine, ovviamente in sicurezza, tra percorso “sporco” e “pulito”. Strumentazione complessiva definita obsoleta e non a norma. Impianto elettrico idem. Non vi è traccia delle porte antincendio dentro la centrale di sterilizzazione. Pareti e pavimenti borderline. Dal controsoffitto viene fuori polvere e manca la certificazione dei materiali di provenienza.
Dovrebbe essere un “santuario” antibatterico la centrale di sterilizzazione dei ferri chirurgici. A tratti, secondo il verbale ispettivo, finisce per confinare con l’irrazionale. Se non siamo al “Dio ce la mandi buona” poco ci manca. Un pò troppo, in termini di rischio, per l’hub se deve essercene uno in Calabria. Che rischia, però, la “retrocessione” in spoke. La regnanza non lo permetterà, ci mancherebbe altro. I numeri però sono testardi…

I.T.