Disabili in trasferta, soldi di Calabria alla Basilicata

Arrivano altre 2 delibere dell'Asp di Cosenza (dopo quelle revocate lo scorso anno) per le cure a Lauria e Melfi di «pazienti più deboli che potrebbero essere tranquillamente eseguite sul territorio». La denuncia del centro Aias di Cetraro

In principio furono 2 delibere più o meno “galeotte”, scoperte e denunciate dal circuito paramediatico e poi (che è persino peggio) revocate. Soldi di Calabria e densi di sofferenza di Calabria direttamente sui conti correnti della sanità di Basilicata. Due delibere dell’Asp di Cosenza (la 331 e la 334 del 15 aprile 2021) con dentro la prima 300mila euro e la seconda 50mila per i centri Aias rispettivamente di Lauria e di Melfi. Stiamo parlando di cure per la disabilità, cure per i pazienti più deboli che naturalmente si possono eseguire anche in Calabria, nel caso di specie lungo il Tirreno cosentino. Delibere poi “scoperte” dalla risonanza paramediatica e annullate il 6 maggio del 2021.
Ma più o meno ad un anno di distanza il “progettino” di dirottare quattrini di Calabria oltre il Pollino per le cure dei disabili del distretto del Tirreno cosentino riemerge, miracolosamente. Ed è lo stesso dell’anno precedente, salvo la revoca del 6 maggio del 2021. Di nuovo una delibera (la 301 del 16 febbraio 2022) con 300mila euro dentro per il Centro Aias di Lauria. E di nuovo una delibera (la 302 del 16 febbraio del 2022) con 50mila euro dentro per il centro Aias di Melfi.

Più o meno “copia e incolla” delle deliberazioni precedenti. Manca a questo punto il “terzo atto” per la replica completa, e cioè la revoca anche per la stagione 2022 di queste due delibere che di fatto consegnano 350mila euro ai centri Aias di Lauria e Melfi per cure ai disabili del Tirreno cosentino.
«Ci domandiamo – si chiede in una nota il centro Aias di Cetraro – cosa si aspetta a disporre una indagine su questo episodio davvero poco commendevole perché posto in essere in dispregio dei diritti dei cittadini calabresi tutti, ovvero dei pazienti più deboli e delle loro famiglie costrette, letteralmente, ad emigrare e dei contribuenti che devono sborsare soldi per prestazioni che potrebbero essere rese in Calabria meglio ed a costi più contenuti».

F.R.