Ndrangheta, Dda: BCC Crotonese infiltrata dai Grande Aracri

La banca è stata sottoposta alla misura dell'amministrazione giudiziaria

Risanare l’istituto di credito rimuovendone le
infiltrazioni della criminalita’ organizzata: e’ questo l’obbiettivo del
provvedimento cautelare emesso oggi dal Tribunale di Catanzaro nei confronti
della Banca di credito cooperativo del crotonese. La misura, chiesta dalla
Direzione distrettuale antimafia, e’ stata eseguita dai militari della Guardia
di Finanza del Nucleo speciale polizia valutaria e del Comando provinciale di
Crotone. In sostanza la Bcc del Crotonese e’ stata sottoposta alla misura
dell’amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attivita’ economiche e
delle aziende a conclusione di una attivita’ di indagine svolta dalle fiamme
gialle. Attivita’ che ha preso le mosse dall’inchiesta Thomas della Dda che il
13 gennaio del 2020 porto’ all’arresto dell’allora presidente della Bcc Ottavio
Rizzuto (che nel frattempo e’ deceduto) con l’accusa di associazione mafiosa:
secondo gli inquirenti avrebbe agevolato le cosche Grande Aracri di Cutro e
Arena di Isola Capo Rizzuto concedendo prestiti e mettendosi a disposizione dei
suoi principali esponenti. Circostanza della quale Rizzuto si sarebbe spesso
vantato come emerge da alcune intercettazioni di colloqui captati dagli
inquirenti.
Attraverso le indagini che hanno portato al
provvedimento cautelare di oggi – spiegano in proposito gli investigatori delle
fiamme gialle – e’ stato ricostruito come la banca sarebbe stata “lo strumento
grazie al quale esponenti di spicco della ‘ndrangheta, anche indirettamente,
avrebbero: avuto libero accesso all’utilizzo del sistema bancario; beneficiato
di forme di agevolazione che la banca riconosce ai propri soci (quali ad esempio
apertura di conti corrente, erogazione di credito, investimento di capitali);
partecipato alla vita sociale attraverso l’espressione del consenso sulla
elezione degli organi sociali; eluso le stringenti maglie della normativa
antiriciclaggio, agevolati dalle modalita’ di gestione, a tutti i livelli,
dell’istituto di credito (ad esempio attraverso l’assegnazione alla clientela di
un basso livello di rischio di riciclaggio, la compilazione lacunosa di
questionari di adeguata verifica nei confronti dei clienti e l’omessa
segnalazione di operazioni sospette nonostante ne ricorressero i presupposti)”.
Da qui la necessita’ “di tutelare la clientela “sana” della banca, realizzando
un programma di sostegno e risanamento dell’attivita’ di impresa, finalizzato a
rimuovere le situazioni esponenziali dell’infiltrazione della criminalita’
organizzata e degli altri soggetti pericolosi nell’azienda”.All’indomani dell’operazione Thomas, comunque, la Bcc del Crotonese, aveva
provveduto al ricambio di tutti i vertici aziendali.