Sanità, il grande (e voluto) caos dentro le strutture riabilitative

Il progetto pilota della Regione per i Dsa rischia di svuotare le strutture private generando il lievitare delle liste d'attesa

La Regione Calabria ha deciso di mettersi in mostra con un progetto pilota di presunta grande envergatura, mirato ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nelle scuole regionali. Nonostante i roboanti 6 milioni di euro investiti e l’assunzione di 74 nuove figure, quello che emerge con chiarezza è una totale mancanza di previsione delle conseguenze.
La repentina e massiccia assunzione di professionisti, compresi logopedisti e psicologi, ha causato un caos inaspettato nelle liste d’attesa delle strutture riabilitative. Le stesse strutture che hanno sempre rappresentato un punto di riferimento nella riabilitazione ora si ritrovano spogliate, quasi derubate, di personale essenziale.
La già preoccupante carenza di terapisti, sia a livello regionale che nazionale, non solo è stata ignorata, ma con questa mossa improvvisa è stata esacerbata. E ora che succede? Liste d’attesa, sia pubbliche che private, che si trasformano in interminabili maratone, lasciando i pazienti in un limbo di incertezza, costretti a scegliere tra attese estenuanti o salassi economici per consulenze private.
Allora ci chiediamo, in che modo le ASP prevedono di affrontare questo disastro annunciato? Sarà forse pensando, come si mormora, di dirottare i terapisti del progetto DSA per tamponare il vuoto creato? Ma si rendono conto che una mossa del genere farebbe implodere l’intero progetto DSA? La Vicepresidente Giusi Princi ha osato sottolineare l’importanza di questo progetto per le famiglie. Eppure, in questa sceneggiata, mentre alcune famiglie potrebbero trovare sollievo, molte altre verranno gettate nel panico, costringendole a lunghe attese o a svuotare le proprie tasche per servizi che una volta erano a portata di mano.

La Regione Calabria sembra avere perso il polso della situazione. Sì, la lotta ai DSA è essenziale. Ma non a scapito del benessere e della salute della popolazione generale. Questo non è equità, non è accessibilità, e sicuramente non è garanzia di qualità per i cittadini calabresi. E’ tempo che la Regione riveda le proprie priorità e corregga il tiro prima che il danno diventi irreparabile.

F.R.