Ottobre 2021, aprile 2023. Un anno e mezzo, ben 18 mesi di consiliatura e regnanza regionale senza “permesso”. Senza “autorizzazione”. Di fatto fuori dalle regole e dal perimetro della liceità. Fuori dalla “forma”, che però è sostanza a certi livelli.
E già perché forse per la prima volta nella sua (poco) gloriosa storia amministrativa il consiglio regionale calabrese è privo di delibera di convalida degli eletti a ben 18 mesi di distanza dal suo formale insediamento. Praticamente quasi un terzo di legislatura è andato via senza che sia mai stata “autorizzato” e convalidato l’insediamento stesso del consiglio regionale. Come se da un anno e mezzo, formalmente e per di più di tanto in tanto, a Palazzo Campanella si riunisse un club privato di appassionati e non consiglieri legittimamente (o no) eletti in rappresentanza dei calabresi. A convalidare gli eletti dovrebbe essere la giunta per le elezioni che però non si occupa di questa faccenda. Cioè è costituita per operare a partire dalla convalida degli eletti ma non procede, non convalida sostanzialmente neanche se stessa (manca anche, a dirla tutta, una legge sulla ineleggibilità per cui non è convalidato formalmente chi è eletto e non è dato sapere d’altra parte chi non può essere eletto). Ora il punto però è che questo “club” di fatto ancora esoterico e senza delibera di convalida ogni tanto legifera. Indirizza, bilancia, certamente spende. E che ne è di tutti questi atti fin qui prodotti in assenza di delibera di convalida degli eletti? Sono tutti di fatto, cioè per prassi, buoni lo stesso o sono tutti nulli se si procede in punta di diritto? Sono a rischio, sono impresentabili? Semplicemente non sono oppure non fa niente, chi si siede è consigliere? Ma se è previsto l’istituto della convalida, con tanto di delibera, perché non procedere e “assecondare” la forma?
Certo è che in assenza di delibera di convalida degli eletti il consiglio regionale continua ad essere esposto, ad un anno a mezzo dal suo formale insediamento, all’insidia dei ricorsi. Come una porta che non si chiude mai, senza delibera. I termini non partono e non scadono. Come un consiglio mai insediato, sempre in balìa di sorprese. Un consiglio che però, nel frattempo, ogni tanto si riunisce e ovviamente spende. Un consiglio che “non c’è”, ma che c’è. Eccome se c’è…
I.T.