Caso Conad, il giorno delle “persone” o delle “cose”?

Si discute al Tar il ricorso contro l'ordinanza di chiusura del Comune di Catanzaro del punto vendita su corso Mazzini

Il giorno delle “persone” o delle “cose”? Prevarrà la prudenziale linea della sicurezza e del rispetto del piano regolatore vigente a Catanzaro o al contrario la linea dell’impresa che deve andare avanti anche perché così era stato in un certo senso “promesso” e lasciato intendere dal crepuscolo del precedente consiglio (che in parte rivive anche nell’attuale) e persino deliberato a dicembre?
Il “derby” è tutto qui, e non è poco a ben vedere. Non si gioca però a pallone ma dentro l’aula del Tar Calabria che discute proprio nel giorno della festa delle donne il merito del ricorso della società guidata dall’imprenditore Maurizio Mottola di Amato. A cui il Comune tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 ha chiuso il punto vendita Conad nel cuore del salotto buono della città, su corso Mazzini, dopo aver invece concesso l’apertura nei pressi della Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre. Una accelerata e una frenata amministrativa per certi aspetti paradossale che sarebbe poi anche costata la rotazione di alcuni dirigenti di settore. Punto Conad che sarebbe stato aperto in violazione del piano regolatore vigente che per quelle zone, classificate “A”, stabilisce che la vendita al dettaglio di merce (tanto più se alimentare) non può insistere in locali superiori ai 400 metri quadrati. Il “nostro” punto vendita ne ha quasi 700. C’è poi la vicenda parcheggi, mai del tutto chiarita fino in fondo con un concessionario a latere che nel corso di alcune ispezioni non avrebbe mostrato di poter contenere agevolmente il flusso di auto. E c’è soprattutto la “piaga” antincendi con procedure consolidate e da protocollo dei Vigili del Fuoco che non sarebbero intervenute né tempestivamente né con esiti positivi, a partire ovviamente dall’unica porta per ingressi e uscite che non garantirebbe nessuna via di fuga in caso di incendio. A dirla tutta esiste anche un caso “agibilità” dell’immobile stesso, soprattutto in considerazione del notevole peso su metro quadro che agisce con bancali e banchi frigo, esponenzialmente molto maggiore del peso che insisteva in precedenza dal momento che l’immobile ospitava rivendita di abbigliamento. Ma insistere sull’elenco delle criticità rischierebbe di risultare fuori tempo dal momento che oggi è il giorno del Tar, il giorno del merito. L’impresa destinataria del provvedimento di chiusura ha ottenuto la sospensiva del provvedimento stesso, il punto Conad è attualmente aperto per intenderci. I giudici hanno motivato la decisione perché necessita in ogni caso del tempo tanto la sospensione dei rapporti di lavoro quanto lo smaltimento e l’uso di merce alimentare che rischiava il deterioramento. Ma in sede di merito ora tutto riparte da zero.
L’amministrazione comunale di Catanzaro si mostra fiduciosa nella difesa del provvedimento di chiusura. È prevedibile che lo stesso sentimento abiti dalle parti dell’impresa. Il derby sempre quello resta però. Prevarrà la sicurezza e il rispetto del piano regolatore oppure il diritto alla continuità aziendale non solo “lasciata intendere” ma persino concessa e deliberata qualche mese fa?
Ai giudici del Tar l’ardua sentenza. Poi un giorno magari qualcun altro dovrà pur spiegare, qui il Tar non c’entra niente, chi e perché ha “lasciato intendere” che si potesse agire in violazione al piano regolatore. Magari con ambizione di riscriverlo o modificarlo per l’occasione. Ma questo è tutto un altro discorso…

I.T.