Staine e Calabrese diventano (subito) un caso

I neo assessori regionali in quota Lega e Fdi potrebbero rischiare l'inconferibilità (membri fino a ieri del Cda di Fincalabra e fino un anno fa del Cda Gal Locride) con inevitabili conseguenze (non solo politiche) anche per il vertice della Cittadella che però mostra di avere tutte le carte in regola per andare avanti

Un rincorrersi di voci più o meno “attrezzate” e più o meno tecnicamente autorevoli, oltreché evidentemente con quota di malizia al seguito: i neo assessori regionali in quota Lega e Fdi, Emma Staine e Giovanni Calabrese, sarebbero a rischio inconferibilità. Non potrebbero cioè ricevere l’incarico da assessore esterno (Trasporti e Welfare per lei e Lavoro per lui) che invece hanno ufficialmente ricevuto. Per una ragione semplice ma al contempo maledettamente complicata sul versante delle interpretazioni e del “gioco di parole”. Che poi solo parole non sono. Hanno occupato fino a ieri Staine, e fino a un annetto fa Calabrese, un posto nel Cda di società di ambito di diritto privato ma interamente partecipate proprio dalla Regione Calabria, che è ora invece il diretto soggetto erogatore della carica e degli emolumenti di tutti e due. Che passerebbero di fatto da membri del Consiglio di amministrazione di una società che agisce in ambito di diritto privato ma finanziata dalla Regione a esponenti amministrativi e quindi politici della massima espressione di governo della Regione stessa, la giunta regionale. Staine per aver fatto parte praticamente fino a ieri del Cda di Fincalabra, la finanziaria regionale. Calabrese per aver fatto lo stesso ma fino ad un annetto fa nel Cda del Gal Locride, altro soggetto giuridico “navigante” nel diritto privato ma interamente finanziato dalla Regione Calabria.
L’incrocio, il rincorrersi di voci più o meno autorevoli e fondate e ad ogni modo “il caso” del giorno sta tutto qui, nell’articolo 4 del Dl 39/2013 che ad un certo punto recita così a proposito di «inconferibilità di incarichi nelle amministrazioni statali, regionali e locali a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati». Elenca cioè i casi in cui ci si dovrebbe imbattere nella cosiddetta inconferibilità che si prefigura in generale nei confronti di «coloro che, nei due anni precedenti, abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall’amministrazione o dall’ente pubblico che conferisce l’incarico ovvero abbiano svolto in proprio attività professionali, se queste sono regolate, finanziate o comunque retribuite dall’amministrazione o ente che conferisce l’incarico». E quindi caso 1, ovvero inconferibilità o incarico che non può essere conferito se trattasi di «incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali». Oppure se trattasi di «incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale». Oppure ancora se si ha a che fare con «incarichi dirigenziali esterni, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici che siano relativi allo specifico settore o ufficio dell’amministrazione che esercita i poteri di regolazione e finanziamento».
Un assessore regionale può quindi essere considerato incarico di «vertice» nell’amministrazione stessa? L’incrocio tra la notte e il giorno è tutto qui. Se lo è, di vertice, la partita si complica per Staine e Calabrese (ma anche per Occhiuto) perché invece pare ci sia poco da discutere sulla loro presenza in Cda di soggetti privati ma di proprietà della Regione fino a 2 anni prima del conferimento del nuovo incarico da parte della Regione stessa. Ed è proprio il perimetro che prescrive la legge.
Un vero e proprio caso quindi che comunque, ove mai qualcuno volesse occuparsene da “dentro” il Palazzo, può essere trattato innanzitutto dalla Giunta delle elezioni che ha poi 3 giorni per informare il presidente della Regione e i diretti interessati (che possono ovviamente produrre controdeduzioni). Il tutto per arrivare entro una decina di giorni ad una seduta chiarificatrice del consiglio regionale. In un senso o in un altro.
Un iter contorto ma tutto “interno” al Palazzo della regnanza anche se va detto che dai piani più alti e impegnativi della Cittadella, per tutto il giorno, è filtrata assoluta tranquillità in materia segno evidente che chi se ne intende è “sul pezzo” e ha dato il suo via libera tecnico.
Anche perché, sullo sfondo, c’è in ogni caso poco da scherzare in materia dal momento che chi conferisce l’incarico, se accertata ovviamente l’inconferibilità,
«commette il delitto di abuso d’ufficio» perché procura «illegittimamente assunzioni ad un pubblico impiego, essendo configurabile il profitto o il vantaggio ingiusto di natura patrimoniale nella attribuzione della posizione impiegatizia e nell’acquisizione del relativo “status”». Senza contare, ovviamente, l’eventuale danno erariale all’ente amministrato per via degli emolumenti che, accertata l’inconferibilità, sarebbero di fatto elargiti illegittimamente.
Tutte ipotesi che naturalmente chi di dovere in Cittadella avrà valutato al meglio così da consigliare al presidente che si può andare avanti in assoluta tranquillità…

I.T.