Correzioni approntate e rilievi che dovrebbero essere stati “soddisfatti”, fino a prova contraria. Con questo spirito “positivo” il commissario Occhiuto delibera e invia per l’ennesima volta il Programma operativo sanitario regionale al Tavolo Adduce che naturalmente deve riesaminarlo e poi, eventualmente, approvarlo in via definitiva e ufficiale. Come è noto, e chi lo deve sapere lo sa che è noto, il Programma operativo delle Regioni commissariate non lo approva chi lo elabora ma chi lo deve giudicare. E per giunta in via ufficiale e senza comunicazioni esoteriche. Un po’ come se la “annunciazione” dell’esame andato bene la fornisse lo studente prima del tavolo dei prof. Lo strumento di programmazione, richiesto tra gli adempimenti per l’attuazione del Piano di rientro, accogliendo le osservazioni formulate dai ministeri dell’Economia e della Salute è stato modificato a dovere e deliberato da Occhiuto e quindi inviato. Ora tocca ai ministeri che per solito non usano la formula con “riserva”. O si approva o non si approva un Programma operativo e al più si inviano nuovi rilievi al mittente.
Il nuovo Programma operativo è racchiuso in circa 300 pagine nelle quali la struttura commissariale si sofferma, tra i vari argomenti, sulla governance del Programma operativo, sugli aspetti legati alla contabilità del sistema sanitario, sulla riorganizzazione del personale e sulla rete ospedaliera, assistenziale e territoriale e sui rapporto con gli erogatori privati. Il documento «tiene conto dello scenario del tutto mutato per la sopravvenienza dell’evento pandemico da Covid-19, ancora oggi incombente e che rischia di trasformarsi in un fatto endemico, con il quale, quindi, confrontarsi ancora nel tempo». Ma c’è grande spazio anche alla (potenziale e fin qui virtuale) lotta alla cosiddetta migrazione sanitaria.
Ridurre la mobilità passiva di 65 milioni di euro in due anni, a cui potrebbero aggiungersene altri 50 milioni nel 2025. Dunque, circa 115 milioni in tre anni. Questo l’obiettivo di fondo del Programma operativo.
Stando al programma operativo, si prevede «il recupero del 25% della mobilità evitabile (pari a circa 25 milioni su 100.764.108 euro) nell’anno 2023 e del 40% (pari a circa 40 milioni) nell’anno 2024. A tal fine occorrerà sottoscrivere Accordi di mobilità con altre regioni particolarmente attrattive per i pazienti calabresi. In tali Accordi bisognerà stabilire le modalità di remunerazione e di gestione dei DRG inappropriati in regime di ricovero; parallelamente – si legge ancora – sarà dato ai Direttori generali delle Aziende regionali un obiettivo di incremento della produzione locale per tali DRG».
Coraggioso e un tantino ottimistico il Programma. Come fosse un bilancio di previsione con molte più rose che spine nelle poste di bilancio. Infatti, leggendo il programma operativo, «a partire dall’anno 2025 si stima un recupero pari a 50 milioni per effetto delle azioni sopra descritte, sia sulla mobilità accettabile sia su quella evitabile». Questo sarebbe reso possibile dall’assunzione di personale dedicato alle «attività di ortopedia e di chirurgia oncologica presso gli HUB regionali che consentirà di incrementare la produzione e la attrattività dei presidi regionali», la piena attivazione dei presidi di Praia a Mare e di Trebisacce per contrastare la mobilità di prossimità e infine dispiegherà i suoi effetti l’accordo con l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Sui ricoveri a bassa e media complessità, la regione Lazio assorbe quasi il 30%. «L’approfondimento sui primi 20 DRG, effettuato sull’anno 2019, evidenzia che il primo motivo di fuga è rappresentato dagli ‘Interventi su utero e annessi non per neoplasie maligne senza CC’ 1150 casi a fronte di una produzione interna di 2953 ricoveri. In questo gruppo di ricoveri appare particolarmente inadeguata l’offerta della regione per i ricoveri dei “Disturbi mentali dell’infanzia” che nel 57% dei casi viene soddisfatta dalla regione Lazio (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù). Ma ancora più alto è il rapporto tra i volumi in fuga e la produzione interna per “Altri interventi sull’apparato riproduttivo femminile” pari a 8,80. In questo caso, la regione di fuga è principalmente la Lombardia (96% dei casi) e le strutture di attrazione sono private accreditate nell’85% dei ricoveri».
Mani incrociate quindi e più “previsionale” che “operativo” il Programma che Occhiuto invia al Tavolo. Ora toccherà ai ministeri approvarlo, se lo riterranno. Gli unici a poterlo fare e, soprattutto, a poterlo annunciare.
I.T.