Occhiuto commissaria (anche) Arpacal e incorona Pappaterra

Non manca più nessun ente di riferimento regionale ormai, è tutto sotto il controllo diretto della Cittadella. Insolita nomina dell'ex direttore generale (per altri ex dg era arrivato il parere negativo della segreteria di giunta...)

Commissariata anche Arpacal, l’agenzia per l’ambiente della Regione Calabria. L’ennesimo ente cosiddetto “in house” che finisce nelle dirette mani della Cittadella, della regnanza. Di diritto o di rovescio è praticamente tutto sotto controllo ormai. Non manca praticamente più nessuna azienda all’appello, sono tutte guidate da commissari. Solo che stavolta, con Arpacal, si aggiunge un piccolo grande “strappo” alla regola, una insolita movenza procedurale. A diventare commissario è direttamente l’ormai ex direttore generale Mimmo Pappaterra, nominato a capo dell’azienda nel 2019 sotto l’egida di Mario Oliverio direttamente prelavato dal nutrito sottobosco della regnanza politica di turno. E qui si annida l’anomalia perché Pappaterra diventa commissario dell’ente che ha guidato da direttore generale mentre ad altri ex dg, per altre aziende ancora, era arrivato a suo tempo il parere negativo della segreteria di giunta. Il parere cosiddetto tecnico, legale, vincolante, quello per cui si può procedere oppure no. E per solito, da esterni e da ex dg, non si poteva almeno fino all’altro ieri diventare direttamente commissari. Ma tant’è, dev’essere stato considerato inscindibile il legame tra Pappaterra e l’ambiente di Calabria. Qualcosa di cui non poter fare a meno e nell’interesse di tutti, sia ben chiaro. Anche se, proprio in materia di ambiente di Calabria e di Arpacal, proprio a Pattarerra Occhiuto ha di fatto levato dalle mani il malloppo della salubrità delle acque marine, come è noto finito in una mega consulenza milionaria alla coop che controlla Silvio Greco, cosiddetto il “re del mare” per i più smemorati.
Ma acque marine da salvare a parte, tutto il resto in materia di ambiente deve essere stato considerato inseparabile dalle sorti professionali di Mimmo Pappaterra. Che da Oliverio a Santelli e fino a Occhiuto resta inossidabile. Con una “chicca” in più stavolta, diventa commissario da ex dg. Qualcosa che ad altri nelle sue stesse condizioni era stato negato in passato dalla segreteria di giunta.
«Un “politico” nominato in barba ai principi, sanciti dalla legge, di terzietà ed indipendenza dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale.
Continua, senza sosta, una soffocante attività di occupazione di tutti gli spazi nella nostra regione» sosteneva “all’epoca” (giugno 2019) Francesco Di Lieto del Codacons appresa la nomina di Pappaterra a dg di Arpacal, figurarsi che ne pensa oggi che se lo ritrova persino commissario.
«Con una occupazione manu militari – siamo sempre al 2019 – il governo regionale continua a mettere in discussione il fondamentale ruolo di garanzia per il cittadino degli organi di controllo.
Questa nuova nomina s’inserisce nel solco di un assoggettamento alla politica di chi dovrebbe esercitare una fondamentale funzione di controllo in un settore estremamente delicato come quello delle verifiche sull’ambiente.
Sarebbe stato quantomeno “opportuno” che la nomina del Direttore Generale di un Ente tecnico, fosse preceduta da una trasparente procedura ad evidenza pubblica, tale da scongiurare ogni sospetto. Invece…».
E già, invece… Era il “lontano” (ma in realtà assai vicino) giugno 2019. Stagione Oliverio, sia pure sul crinale di fine partita. Pappaterra “prelevato” dalla regnanza e condotto alla direzione generale di Arpacal. Da esterno, da insolito battitore libero. A lui è stato concesso. Ad altri enti, e ad altri direttori generali, no…

I.T