«Caro direttore, devo necessariamente integrare il pezzo pubblicato da “il Fatto di Calabria” dal titolo che non lascia scampo a chi ha l’ardire di volerlo confutare (“L’intifada Mangialavori-Tallini dietro la guerra dei tre colli”)».
Se l’esegesi ha un valore, e ne ha sempre, potrebbero bastare queste tre righe a far notizia anche perché a scriverle di suo pugno non è un “lettore” appassionato ma uno dei protagonisti della presunta “intifada” tutta al vertice di Forza Italia e tratteggiata da “il Fatto di Calabria”. A scrivere è Mimmo Tallini, tanto per capirci. Che non smentisce nell’incipit che ci siano problemi, frizioni, tensioni, quando è andata bene malintesi con il senatore e coordinatore regionale Peppe Mangialavori. Persino delusioni. Tutt’altro. Chiede “solo” di poterla integrare la frizione, Tallini. Motivandola mediaticamente con una articolazione che sappia meno di “sentenza” e meno ancora di lotta pura per il potere. E scrive a “il Fatto”…
«Ho imparato – scrive appunto Tallini – che l’aspra polemica in politica che sfocia ineluttabilmente in diatriba personale non giova all’economia politica, che come è noto ha l’ambizione di alzare il livello del confronto o dello scontro politico». Della serie, nulla di personale anche se… «È vero – conferma Tallini – ci sono delle divergenze evidenti col senatore Mangialavori ma tutte interne ad una dialettica politica che trasuda di militanza e di risentimenti amicali e personali. Non già una lotta di potere che svilisce ogni cosa e di cui la Calabria non ne ha certo necessità».
Figurarsi i calabresi, se hanno necessità di mere lotte di potere e per il potere. Tallini però è quasi sempre tra i pochi che ci mette la faccia, con tutto quello che questo significa e ha significato fin qui. E prende carta e penna. E scrive, la materia non è semplice e meno che meno la linea di confine tra potere e politica. Non nega che ci sia della “ruggine” tra lui e Mangialavori, frizioni solo di riflesso poi “messe a terra” inevitabilmente in Forza Italia e da qui (secondo la nostra ricostruzione) la paralisi del centrodestra nell’individuazione del candidato a sindaco di Catanzaro. Nulla di personale, scrive Tallini. Ma la “simpatia” per ora non c’è più tra i due. Che poi di mestiere fanno (tra l’altro) il coordinatore regionale e provinciale di Forza Italia. La conferma, articolata e resa spendibile e soprattutto fuori dalla lotta per il potere, arriva direttamente da “mezza intifada” in campo. Dovrebbe bastare…
I.T.