Franchino chiede le carte ma Graziano “rintana” Irto sull’Everest…

Non si smentisce mai il Pd di Calabria, neanche quando manca poco per essere scontato. L'escluso dal congresso vuole conoscere i documenti mentre il commissario fa il duro e parla di livelli di democrazia mai raggiunti fin qui. Il nuovo segretario meritava, forse, un esordio migliore...

Mario Franchino non ci sta, per niente. E al presidente della commissione regionale di garanzia del Pd, Italo Reale, chiede i documenti che certificano la precedente ammissione e quelli che lo sbattono fuori dal congresso.
«Non ho ricevuto alcuna telefonata – scrive Franchino – né sono stato contattato da nessuno e, ancor peggio, mi sono del tutto sconosciute le ragioni di questa inimmaginabile decisione, alla luce anche della mia richiesta di proroga, rispetto alla quale non vi è stato alcun preventivo pronunciamento. Aspetti controversi che richiedono opportuni approfondimenti in tutte le sedi che l’evidenza del caso sollecita. A tal fine chiedo che mi vengano, con ogni urgenza, comunicati tutti gli atti formali e il provvedimento di esclusione alla stessa mail dove mi avete trasmesso, dopo la presentazione della mia candidatura a segretario, l’elenco ufficiale degli iscritti».
«Sollecito altresì – continua – che mi vengano urgentemente e formalmente trasmesse sia l’elenco dei candidati che, a parere della commissione, possono concorrere alla segreteria regionale, le relative piattaforme programmatiche, nonché tutte le liste a sostegno delle candidature. Tutti atti che essendo stati approvati dalla Commissione debbono con ogni urgenza essere pubblicati in quanto tra soli tre giorni inizieranno le procedure per eleggere il segretario regionale e a tutt’oggi gli iscritti, che saranno chiamati a pronunciarsi, ignorano il risultato di queste procedure che dovrebbero costituire il presupposto per le loro motivazioni e loro scelte».
Poco di sorprendente che l’escluso last minute dal congresso regionale si metta a chiedere carte a tal proposito. Strano, al contrario, che nessuno gliele abbia fornite. Questione di forma, certo, perché la sostanza e cioè la gara in solitudine per Nicola Irto è ormai cosa fatta e il commissario Graziano ha usato tutti i media possibili per ribadirlo. «Abbiamo un regolamento molto semplice, basta leggerlo – spiega Graziano –. Il candidato che si presentava aveva tempo dal 7 al 10 gennaio di presentare le liste collegate, non avendo presentato alcuna lista collegata decade la candidatura, perché sostanzialmente funziona che si eleggono nei collegi provinciali le liste per i i delegati all’assemblea regionale, e se non c’è nessun delegato all’assemblea regionale non c’è il candidato, perché è l’assemblea regionale che certifica e ratifica il segretario».
Dopo di che Graziano si lascia andare ad autocelebrazioni stilizzate, «abbiamo dimostrato di fare quello che dicevamo, abbiamo detto che avremmo fatto il congresso e il congresso si è fatto, io probabilmente ero l’unico a crederci fino in fondo. Continueremo, perché non è finita: abbiamo portato a termine il congresso regionale, ma il 13 gennaio, giovedì, c’è la scadenza – entro le ore 20 – per le candidature per i congressi provinciali e nei comuni superiori a 15mila abitanti. Completeremo il ciclo, abbiamo dato una strutturazione al partito dandogli il segretario regionale, i 5 segretari provinciali e 18 segretari nei comuni oltre i 15mila abitanti». Più amen dei così. Su Irto che corre da solo, poi, solo esaltazione autoindotta… «Irto è l’unico candidato – dice nella conferenza stampa convocata a Lamezia Terme –, e onestamente sono molto felice perché è il segno della ricostruzione del partito e rappresenta il volto del cambiamento del Pd. Da qui parte una nuova stagione politica di un partito che ha fatto un tesseramento aperto, trasparente, pulito, senza chiedere niente a nessuno, per la prima volta online».
Già, potrebbe avere persino ragione il commissario Graziano. Che ad onor del vero poteva fornire il suo contributo così da rendere più “esaltante” la scontata e rigenerante nascita della segreteria di Nicola Irto. Che tutto può augurarsi tranne che di iniziare con il piede sbagliato, o solo parzialmente “fasciato”. Sciagurate “fatalità” invece, evidentemente guidate dal tandem Graziano-Boccia, consegnano più o meno casualmente la misteriosa esclusione di Franchino (che al limite non andava incluso nemmeno all’inizio) e la viscida e velenosa stesura di un regolamento congressuale che assegna una sola lista al candidato alla segreteria. Se avesse corso da solo fin dall’inizio, Nicola Irto, poteva avere più liste per l’assemblea e più “anime” a misurarsi e pesarsi. Ma con due candidati no. Solo una lista a candidato, salvo poi scoprire che Franchino non è ammesso per cui si ritorna alla corsa in solutidine di Irto ma con la regola come se a correre fossero in due. Solo un caso, certo. Ma qualcuno che pensa male lo si trova facilmente in giro e vagli a spiegare poi che non è possibile che si sia riammesso Franchino solo per consentire che a Irto venisse associata una lista soltanto. Solo un “caso” se è andata così anche perché cui prodest se Irto ha solo una lista a sostegno?
Non certo allo stesso Irto, che è più che sponsorizzato e blindato a Catanzaro come a Cosenza (roccaforte sin dall’inizio) e ovviamente nella “sua” Reggio. E non certo a Letta, che affaccendato in altro non pare si sia mai espresso a favore del modello indistinto e sovietico del partito. A chi potrebbe o dovrebbe giovare un’assemblea regionale del Pd senza “colori” né forze in campo quasi quasi a replicare una specie di commissariamento senza commissario?
Chissà. Impensabile, a dar retta allo stesso malpensante di prima, che a trarne giovamento possano essere proprio Graziano e Boccia magari attratti da un seggio in Calabria che altrove non troverebbero. Rischia di essere, questa, solo fantapolitica. Quel che è certo è che la sfavillante e rigenerante nuova e prima segreteria Irto dopo il commissariamento di tutto ha bisogno tranne che di trappole e polemiche. Non foss’altro che per il profilo del giovane candidato e ovviamente già segretario. Che Graziano prova a “rintanare” però in alta montagna… «Penso che sia un dato bellissimo il fatto che sulla figura di Irto ci sia unità e che Irto possa rappresentare in Calabria l’Everest della politica». Non male come metafora d’alta quota. L’importante però è collaudare le “funivie” e non lasciare Irto isolato per troppo tempo tra i ghiacciai…

P.W.