Sanità in Calabria, Consiglio regionale approva: nasce “Azienda zero”

L’obiettivo è quello di ridimensionare i poteri delle Asp locali con la creazione di un nuovo soggetto che sia “garanzia di coordinamento e di efficienza” e consenta di “contenere tempi e costi”

Sono le 00:24, quasi mezz’ora oltre la mezzanotte, quando il Consiglio regionale della Calabria approva l’istituzione dell’”Azienda zero”. Il presidente della Regione Roberto Occhiuto, nel corso della discussione, ha chiesto retoricamente se si ritenga possibile che il commissariamento continui ad usare le modalità dei precedenti che, evidentemente, non hanno funzionato. “La legge non risolve i problemi della sanità e così come gli effetti del commissarimento si potrebbero vedere fra mesi, anche quelli della legge posso non essere sufficienti” ha spiegato Occhiuto, ma “dimostrare che la Calabria può muoversi in tempi celeri è un metodo che consente di occuparsi del pregresso e ragionare in prospettiva: non è un messaggio politico, ma istituzionale di una Calabria che si pone come protagonista nel governo della sanità”.
L’”Azienda zero” sarà soggetta alla Commissione di Vigilanza che, in questa legislatura, sarà assegnata alla minoranza. L’obiettivo, si legge nella relazione che illustra la legge, è quello di “unificare e centralizzare in capo a un solo soggetto le funzioni di supporto alla programmazione sanitaria e socio-sanitaria nonché di supporto al coordinamento e alla governance del Servizio sanitario regionale (Ssr)“. In altre parole non sostituirà le altre Asp presenti nelle province calabresi, ma comunque ridimensionerà i loro compiti, e si occuperà della gestione delle procedure di selezione e formazione del personale, del modello assicurativo, delle infrastrutture tecnologiche informatiche, dell’autorizzazione all’esercizio delle strutture sanitarie e sociosanitarie, del contenzioso, della logistica e non solo. “Oltre a presentare un’evidente garanzia di coordinamento e di efficienza – si legge ancora nella relazione – consente una indubbia razionalizzazione delle risorse assegnate, determinando un significativo risparmio nelle spese collegate all’amministrazione del Ssr e il coordinamento degli acquisti sanitari che permetterà un forte contenimento dei tempi e dei costi e nel contempo garantirà una maggiore efficacia e appropriatezza dei prodotti acquistati, l’omogeneizzazione delle procedure tra le aziende del servizio sanitario regionale e il raggiungimento di livelli di qualità”.
Nel corso della discussione la consigliera del gruppo misto Amalia Bruni ha dichiarato che ritiene che il testo richieda maggiore attenzione: chiedendo se sia lecita l’assunzione di una legge da parte del Consiglio, e dunque se potrebbe essere soggetta a impugnativa, ha spiegato cha suo avvito “merita e necessita di ulteriore approfondimento e la sede della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari non era la sede appropriata”.
Secondo il consigliere Ferdinando Laghi (De Magistris Presidente), invece, “questo non è uno strumento di cui le aziende possano giovarsi, ma una super struttura per cui le cinque aziende sanitarie diventano un’unica azienda. È evidente che trattasi di una manovra politica e la legge sarà una legge distruttiva, allontanerà i cittadini dalla sanità”. Mentre per Davide Tavernise (M5S) che approva la legge nel merito ma nel metodo non concorda sui tempi stretti dati per la discussione: “La proposta dovrebbe seguire l’iter ordinario”. Infine per il capogruppo del Pd Nicola Irto, che ha chiesto il rinvio della trattazione, “il rischio è che si lascino le contraddizioni delle Asp e, pertanto, sarebbe auspicabile la predisposizione di una legge organica e per grandi modifiche devono essere coinvolti i comuni”.