Un pasticciaccio stoppato all’ultimo chilometro a scongiurare danni politici e persino di altra natura. Con il freno a mano alzato fino a far fischiare tutti i vagoni del treno.
Roberto Occhiuto avrebbe potuto anche risparmiare tutti i manifesti e gli spot elettorali sparsi in giro se avesse immaginato cosa sarebbe stato costretto a fare a poche settimane dal voto. Una prova di forza ma anche uno spot naturale per lui come nessuna agenzia di marketing elettorale avrebbe potuto fare. Una sberla pubblica e sul palco diretta a uno degli uomini più forti della sua stessa coalizione di centrodestra, l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo. Responsabile in forma più o meno diretta, questo il non detto dello stesso Occhiuto, della short list prelettorale messa in piedi da Calabria Verde a poche settimane dal voto, selezione pruriginosa e maliziosa mediaticamente “scoperta” dal consigliere regionale del Pd Giuseppe Aieta. Di lì a poco la severa presa di posizione di Roberto Occhiuto che guarda caso dal palco degli stati generali dell’agricoltura, con Gallo presente, tuona. «Calabria Verde va sviluppata – ha dichiarato Occhiuto – ma dite al dirigente che avere buon senso fa curriculum, fare short list in campagna elettorale è inaccettabile». All’anagrafe della burocrazia il dirigente è il commissario dell’azienda Calabria Verde mentre è ancora tutta da quantificare, se c’è, quella possibilità che si sia potuto muovere a pochi giorni dal voto senza che l’assessore al ramo ne sapesse nulla. Ridotte al lumicino queste possibilità. Da qui l’unica lettura possibile da attribuire alla faccenda. Roberto Occhiuto prende pubblicamente a sberle Gianluca Gallo peraltro alla presenza del sottosegretario alle Politiche agricole Battistoni. Il giorno dopo Calabria Verde sospende la short list, pur difendendone le prerogative tecniche, ma ormai la frittata è fatta. E il congelamento della graduatoria, secondo gli esperti del malizioso, è gesto che (se possibile) peggiora del tutto il quadro. Più o meno siamo alle mani nella marmellata. Quanto sia possibile tra una decina di giorni, inebriati dal consenso e dalla (facile) vittoria di coalizione, metterci una pietra sopra non è dato sapere. Non senza conseguenze, in ogni caso. E la più importante di queste dovrebbe essere (il condizionale è una forma di rispetto) proprio l’alienazione della “scena del crimine”. Niente più assessorato all’Agricoltura per Gianluca Gallo. Senza mai confessarlo a nessuno, forse nemmeno a se stesso, Roberto Occhiuto si sarebbe convinto ormai di questo in modo sostanzialmente irreversibile. Un segno forte di discontinuità. Un segno tangibile. In linea poi di fatto con quello che ha sempre detto (e non detto) sin dall’inizio, sin da quando ha spuntato la candidatura non prima d’averci lui per primo pensato e ripensato. Non si lascia la presidenza del gruppo alla Camera per niente. Ci deve essere per forza anche “altro” rispetto a quello che più praticamente appare. Non si lascia la diretta quotidiana su Rai Parlamento e le ospitate sui talk nazionali della politica, con pulpiti di prestigio, per poi venire in Calabria a rincorrere short list prelettorali. Ci deve essere per forza anche “altro”.
Che si sia convinto per davvero Roberto Occhiuto a lasciare il segno?
I.T.