La giornataccia della Lega, dallo sportello antindrangheta alle parentele imbarazzanti in lista…

Il caso Bellocco a Rosarno e Lanzino a Cosenza. Il Carroccio rassicura, «solo concidenze, si tratta di gente incensurata che ha il diritto di fare politica. Questi sono solo dei pregiudizi». Inaugurato a Catanzaro il centro per il “ristoro” alle famiglie colpite dalle cosche

Il taglio del nastro e il nastro che, a stento, fa fatica a farsi tagliare. È la giornataccia del Carroccio, della Lega di Calabria e della Lega che sbarca in quantità sempre più istituzionale (e industriale) in Calabria. Con promesse, e premesse, di consenso e di vittoria. E così accade che nel giorno dell’inaugurazione a Catanzaro dello sportello antindrangheta e ristoro alle famiglie colpite dalle cosche (con tanto di braccio destro di Salvini al seguito e di avvocati a lavoro) tocca a “il Fatto Quotidiano” salutare l’evento con poco spumante e molte spine mandando in stampa, per “coincidenza”, una notizia che ha tutta la forma del sospetto su misura.
Un candidato della Lega nella circoscrizione Sud, Vincenzo Cusato, ex consigliere comunale di Rosarno, ha una figlia sposata con il figlio di Rocco Bellocco, che definire presunto capoclan della città della Piana di Gioia Tauro è dire davvero poco. Anche l’eufemismo s’incazza. La figlia del candidato sposata con la figlia del (presunto) boss della Piana più Piana che c’è. Boom.
Dalle parti della Lega arriva la più classica, ma sacrosanta, difesa d’ufficio: «Non ci sono parentele. È una persona perbene e – spiega il commissario regionale del Carroccio Giacomo Saccomanno – essendo una persona perbene può esercitare i diritti costituzionali di libertà e partecipazione. A queste polemiche non rispondiamo perché dobbiamo guardare agli uomini, guardarli negli occhi e sapere se sono uomini validi o meno. Abbiamo ritenuto che sia una persona valida, non ha nessun collegamento, non ha nessun pregiudizio di nessun tipo, è passato regolarmente al vaglio dell’Antimafia. Queste polemiche danneggiano solo la Calabria. La Lega difenderà fino in fondo le persone perbene».
E come dare torto o contraddire le movenze della Lega, del resto. Che quando si fida delle persone perbene non guarda in faccia a nessuno e a nessuna parentela. Perché ognuno risponde per sé e non ai cugini, suoceri o consuoceri. E nemmeno agli zii. Anche perché in Calabria non è difficile incrociare nell’albero genetico qualche malandrino iconografico.
Comumali di Cosenza come perimetro simbolico.
È candidato, con la Lega ovviamente, Mattia Lanzino. Alzi la mano chi ha bisogno di un riassunto sulla cifra evocativa (e criminale) del cognome in questione, griffe che sta scontando un ergastolo nella sua versione più “alta”. Lui è incensurato, ci mancherebbe altro. E fino a prova contraria è un bravissimo ragazzo. La Lega è la prima volta che si presenta in città con la sua lista e la sua bandiera e ci tiene a fare bella figura con forze fresche. Mattia è il nipote del boss della cosca egemone in città. Ma è “altro” rispetto al passato e al presnete della griffe. È giovane e ha la passione per la politica ma non bastano le buone intenzioni per placare le polemiche. Il 24enne sulla sua pagina social ha già espresso il proprio rammarico per chi guarda con malizia alla sua voglia di politica. «Discriminare, infangare, ma soprattutto parlare di una persona di cui non si conosce nulla, – scrive Mattia Lanzino su facebook – non credo sia l’arma giusta. Vorrei solamente spiegare con qualche parola che in primis non devo rinnegare nessun cognome, sono fiero del cognome che porto, sono fiero della mia famiglia ma soprattutto dell’educazione che ho! Non ho mai avuto problemi con la legge quindi credo che espormi in campo politico non sia qualcosa di male, ma soprattutto non lo faccio per farmi conoscere perché le persone mi conoscono e mi rispettano per quello che sono. Infine vorrei precisare che è proprio questa gente a portare sulla cattiva strada le persone come me, che in qualche modo cercano e tentano di fare delle cose garbate e pulite».
E se fosse questa l’ultima sfrontata sfida della Lega a queste latitudini? Della serie, mai fidarsi dei parenti e delle apparenze. Noi ci fidiamo delle persone e le guardiamo negli occhi. La ‘ndrangheta, magari quella vera, non ha bisogno dei congiunti nelle liste…

I.T.