«C’è gente che ha fatto il suo tempo in politica. La ringraziamo, ma spazio a forze nuove e fresche per il bene dei calabresi. Ora, non domani…».
I modi sono sempre quelli dell’imprimatur primordiale, così come il vestir bene e l’apparire. Modi garbati e parvenza gentile. Ma la sostanza, per Graziano Di Natale, sta pian piano conoscendo meno fioretto e più scimmittarra anche perché è la generazione, la sua, che va di corsa. È ora il tempo, anche per lui, sbarcato in “Astronave” nella legislatura del Callipo che abbandona i compagni (come previsto) e nella legislatura “sgozzata” subito dalla tragedia di Jole. E così il consigliere regionale a tutti gli effetti Pd “prestato” alla lista di Pippo (guai a disegnare correnti in giovinezza ma come non rintracciare in Guerini e Fioroni i suoi due trainer) oggi scalpita perché 40 anni nella vita si hanno una volta sola. Macina chilometri e post su facebook, ogni giorno. Stringe mani, organizza picchetti. Immortala tutto, stile new generation ma con le rogne di Calabria in mezzo. A partire, manco a dirlo, dalla sanità disastrata dal Tirreno allo Jonio.
Scalpita, Graziano Di Natale. Come se avesse “sentito” che la sua parte di campo sta organizzando alla meno peggio un’altra sconfitta annunciata. Manca solo un altro “Callipo” e la scena sembra la stessa…«Già, è proprio così. La sensazione netta questa è. Ma non staremo a guardare, si sbaglia di grosso chi immagina che ci accomoderemo sul divano ad assistere passivamente ad una disfatta organizzata…».
E ma cosa ha in mente per impedire quella che è ormai a tutti gli effetti una deriva?
«Io in queste ore sto lavorando innanzitutto per mettere assieme i giovani, quelli che fino ad oggi sono stati ai margini».
Sì, i giovani. Ma poi nelle liste non ci vanno loro…
«Non è questo il punto. E poi chi l’ha detto che non ci sia spazio anche per qualcuno di loro. Per coinvolgimento dei giovani intendo soprattutto relazionarsi sempre di più con loro. Farli appassionare alla politica, alla rivincita sociale. Le pare normale che la gran parte dei ragazzi non ci pensa minimamente ad andare a votare? E le sembra normale che chi ci va non sa neanche perché vota tizio o vota caio? Ma quanto tempo deve ancora passare prima di rendersi conto tutti quanti che c’è da voltare pagina, alla svelta. Svecchiare tutto, snellire. Eccitare le suggestioni dei ragazzi con un progetto politico, questo è il mio primo obiettivo»
Già, lo chiedo a lei quanto dempo deve ancora passare. Anche perché chi lo ha oggi come oggi un progetto politico? Una volta se ne occupava per “statuto” il centrosinistra. Oggi siamo al casting del Nazareno. Prima il sesso, gli occhi, il colore dei capelli…
«So bene a che si riferisce e sono disgustato. Ha ragione, la mia parte di campo ha colpe gravissime per non aver saputo disegnare un programma e un progetto in grado di coinvolgere la più ampia delle coalizioni attorno ai principi del riformismo più autentico. Ma non per questo è il caso di rassegnarsi prima di combattere. Dopotutto, me lo consenta, dall’altra parte del campo non mi pare giungano programmi illuministi d’ultima generazione. Se tutto va come deve andare siamo al ticket da supermercato con lo sconto in offerta prendi due paghi uno. Ovviamente pagano i calabresi se vince questo destracentro. Con tutta la vecchia nomenklatura, anche clientelare, già pronta nelle liste..».
Abbiamo capito che è già in battaglia elettorale…
«Lo sono sempre, anche quando non ci sono urne all’orizzonte. Non a caso sono scomodo agli apparati perché con le mie denunce di questi mesi ho rotto un sistema da dentro. È mia la protesta solitaria in consiglio per i lavori che iniziavano dopo 6 o 7 ore. È mia la lotta per l’apertura della terapia intensiva di Paola nel bel mezzo della pandemia, la battaglia che porto più nel cuore. Abbiamo protestato e lottato, è stata una vittoria indimenticabile contro poteri trasversali fortissimi. Sì, sono un rompiscatole ma ne vado fiero. Lavoro con
ragazzi e ragazze fino a notte fonda a rivendicare i nostri diritti. C’è anche questa Calabria, che però non racconta quasi nessuno…».
Certo che c’è. Però è anche quella che non conta quasi niente…
«Non le posso dar torto ma io lavoro 18 ore al giorno proprio per provare a sovvertire quest’ordine di cose. Oggi c’è la necessità di tutelare questi principi ecco perché sono in campo per lanciare un laboratorio di idee innovative. Con tre semplici punti fermi. Sviluppo, difesa dei diritti e legalità. Ho scritto nei giorni scorsi a Letta e a Conte su questo…».
E cosa ha scritto a Letta e a Conte? Non mi dica che è riuscito a non parlare di elezioni…
«Assolitamente no. Al contrario gli ho sottoposto un incrocio. Noi ci siamo. Se si vuole il nostro contributo si faccia presto, si faccia subito. Altrimenti non staremo a guardare, glielo assicuro questo. Prenderemo altre decisioni e se il caso anche altre strade. Un’altra sconfitta organizzata no, proprio no. Non consentiremo di affidare la finta ripartenza a chi ha fatto retrocedere e perdere il centrosinistra e la Calabria».
Ma lei un nome ce l’ha?
«Non è questione solo di nomi e in ogni caso non è come pescare un talento da un programma televisivo. La politica è una cosa seria, molto seria. La più seria se intesa come servizio, soprattutto nell’ultima regione d’Europa che è la nostra. No, nomi da sotto il cilindro non riesco ad estrarne…».
Forse perché ancora “legato” alla nomination di Irto, lei era tra i suoi sostenitori…
«La rinuncia di Nicola rappresenta una battuta d’arresto al processo di rinnovamento. Per tutti. E lo dico anche se ormai è chiaro che qualcuno ha usato e usa strumentalmente la candidatura di Irto, quasi a nascondersi dietro. Ma lo confermo, la sua rinuncia è stata una brutta battuta d’arresto per tutti».
E ora?
«Serve subito un canditato che possa scatenare una reazione shock in termini di credibilità e di rottura. Allo stato questo effetto non è interpretato da nessuno e sinceramente non possiamo restare a guardare».
Quindi vede che ci risiamo, siamo al casting…
«Ho detto che serve un nome che scateni uno shock tra la gente. Non ho detto che sesso deve avere né che colore di capelli né che grado di godibilità estetica. Anche in politica, o nelle professioni non lontane dalle ripercussioni politiche, ci sono nomi forti, molto forti».
E se qualcuno, casting per casting, chiedesse proprio a lei di fare la “pazzia”?
«Io sono abituato a fare il soldato. Ma non mi sono mai sottratto alle “guerre” per la difesa dei diritti…».
I.T.