Allora Tansi, Oliverio dice che le vuole bene e che in qualche modo deve a lui la parte “pubblica” dell’attività professionale fin qui svolta negli enti..
«È vero, nel 2008 grazie ad un Protocollo Tecnico tra il Cnr e la Provincia di Cosenza, finalizzato al monitoraggio dell’evoluzione in tempo reale dei dissesti idrogeologici che minacciavano i centri abitati e le strade provinciali, ho conosciuto il presidente Oliverio ed è iniziata una intesa attività sul territorio provinciale, valsa ad evitare che i numerosi eventi calamitosi provocassero, oltre ad inevitabili danni materiali, anche vittime. Oliverio è rimasto molto soddisfatto dei risultati, tanto che nel 2010 ha voluto affidare al Cnr la redazione dell’aggiornamento del Piano provinciale di previsione e prevenzione dei rischi, che ha comportato tra l’altro l’individuazione sulle carte tecniche regionali di oltre 6000 eventi franosi, le area a rischio di inondazioni ed i problemi collegati al rischio sismico ecc. Per affrontare e programmare le attività collegate ai problemi del dissesto idrogeologico e dei rischi territoriali, il presidente della Provincia ha, opportunamente, scelto di utilizzare le capacità tecniche e le competenze professionali presenti nel Cnr di Cosenza ed i dirigenti del Cnr hanno inteso affidarmi un incarico che ho portato a termine nel reciproco interesse istituzionale e di fertile collaborazione con la presidenza ed i dirigenti della Provincia».
Ma è vero che voleva lasciare la Prociv e lui la fermava?
«Dopo aver vinto il concorso pubblico indetto dalla Regione per selezionare un professionista a cui affidare la direzione della Protezione civile regionale, più volte sono stato sul punto di lasciare l’incarico per le difficoltà che opponeva la burocrazia alla mia attività di risanamento di un settore, che ho trovato del tutto incapace di assolvere ai propri compiti istituzionali, anche per problemi di malaffare che ho prontamente denunciato. Il presidente Oliverio mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti senza alcuna remora; capirete quindi il mio sconcerto quando a seguito della mia defenestrazione, realizzata con la condivisione occulta di alcuni consiglieri regionali di opposizione e di maggioranza, Oliverio non ha mosso un dito per opporsi al mio ingiusto e forzato allontanamento, come avrebbe potuto, con la risolutezza che la sua carica politica ed il suo prestigio personale, gli attribuivano».
Senta Tansi, dica la verità. Quando ha partecipato ai tavoli da remoto del centrosinistra ha mai pensato davvero di poterla spuntare, di essere lei il candidato unico? O vi ha solo preso parte per consumare una liturgia, un passaggio?
«Detesto le “liturgie” della politica. Sono per i fatti concreti e in tempi rapidi. Senza tatticismi. Ho deciso di partecipare perché sollecitato da autorevoli esponenti della segreteria nazionale del Pd e da amici fidati, che mi consigliavano di non rifiutare il dialogo e di partecipare con spirito costruttivo. Non volevo neanche che si riversasse su di me la responsabilità di un mancato approccio costruttivo per risolvere i problemi atavici della Calabria in un tavolo di confronto che mi era stato preannunciato come davvero di rottura rispetto al passato. Niente di tutto questo, purtroppo. Fin dalla prima riunione mi sono reso conto si cercava solo di prendere tempo, di fare “melina” calcisticamente parlando, perché né il Pd né altri avevano idee programmatiche e candidati da contrapporre al mio movimento civico, che invece aveva già pronte nove liste circoscrizionali con 72 candidati ed una impellente necessità di raccogliere le oltre 9000 firme necessarie per partecipare alle elezioni. Ho perciò chiesto che entro il termine del 14 dicembre 2020 (cioè 60 giorni prima della data fissata per le elezioni) si fissassero i criteri per la scelta dei candidati al consiglio regionale ed una rosa di candidati alla presidenza. Scaduto il termine, a suo tempo accettato all’unanimità dai componenti del tavolo, sono stato costretto ad abbandonare. Lo scopo del movimento civico Tesoro Calabria continua ad essere la ricerca di una coalizione progressista ed innovativa, in grado di vincere contro la destra; devo ritenere invece che alla maggior parte dei partecipanti al tavolo non interessa vincere e governare la Calabria, ma piuttosto salvaguardare rendite di posizione e riconfermare poltrone in consiglio regionale, anche se d’opposizione».
Ma perché la temono così tanto? Lei ha un forte seguito, un ascendente importante. Per questo non la vogliono far correre in nome di tutto il centrosinistra?
«Non credo che gli attuali potentati politici possano temere me, semmai temono la forza propositiva dei programmi innovativi del Movimento Civico, che io mi limito a divulgare ma che trovano sempre più ampi consensi tra i cittadini, che chiedono un vero cambiamento dei metodi amministrativi e della classe politico-burocratica».
Secondo lei è possibile alla fine che Cinquestelle verrà su di lei oppure ritiene al momento non separabile il “giallorosa”, il Pd dai Pentastellati?
«Nella prima fase di questa campagna elettorale stiamo incontrando numerosi iscritti nei M5S locali e persone che hanno votato per il Pd o per altre formazioni di sinistra, che condividono il nostro programma civico, auspicano un accordo di coalizione progressista e dicono che sono comunque orientati a votare per le nostre liste civiche; a questo punto della campagna elettorale, gli accordi romani non interessano più di tanto».
Se il tavolo si riapre e si fa planare il nome di de Magistris lei che farà? Parteciperebbe ad una corsa per sostenerlo oppure andrebbe per la sua strada?
«Ho conosciuto Luigi de Magistris e lo considero una persona per bene, che molto si è speso nei 10 anni che ha governato una città difficile come Napoli. Ma io sono solo il portavoce di un movimento civico che, per assumere le decisioni importanti ha sempre utilizzato il metodo democratico delle consultazione aperta e della condivisione. Anche questa le decisioni saranno determinate da consultazioni aperte tra tutti i 72 candidati ed i sostenitori del Movimento Tesoro Calabria».
In qualche modo finiamo da dove abbiamo iniziato. La magistratura può “togliere” e poi “riabilitare” protagonisti alla politica? Oppure i giudizi politici sul passato sono preminenti e irrimediabili?
«No comment! Ritengo che la netta divisione dei poteri sia un valore imprescindibile della nostra Costituzione, e, come dice sempre Gratteri, la magistratura fa la sua parte, ma tocca alla politica governare…»
d.m.