La “notte” delle scuole: aprire o non aprire? Il rischio delle denunce penali se ci si ammala

Dentro il gran pasticcio di Spirlì che non difende al Tar la sua stessa ordinanza molti sindaci hanno ore contate prima di decidere se riportare i bimbi fino alla prima media in classe. Sullo sfondo un indice di contagio che risale vertiginosamente ma anche una minaccia, «siamo in zona rossa, se mio figlio porta il Covid a casa vado in procura»

«Siamo fino a prova contraria in zona rossa, è in gazzetta ufficiale. Quindi vuol dire in una situazione di grave pericolo per la salute. Se mio figlio si ammala e porta il Covid a casa vado in procura a denunciare sindaci e dirigenti scolastici».
È solo uno dei post sui social che accompagnano l’argomento, per solito a corredo di una pubblicazione sulla stampa. Famiglie in stato d’ansia, contagioso quasi più del virus. E un pertugio dentro il quale infilare paure e certezze, la Regione ha fatto un gran casino e non ha difeso la sua stessa ordinanza di chiusura di fatto lasciando nella giungla interpretativa i vari sindaci. Chi più chi meno si è barcamenato fino a sabato ma ora arriva la “notte” della scuola, quella vera e quindi quella dei più piccoli, dall’asilo alla prima media. Ma anche, a ragion veduta, quella più indifesa e più esposta al rischio contagio perché è più complesso “costringere” bimbi così piccoli a seguire rigidamente le norme anti Covid. Dalle grandi aree urbane come quella di Reggio (650 casi attivi nelle case) e di Cosenza (dal capoluogo a Rende passando per Montalto, centro con più di 100 casi “vivi”) passando per i piccoli paesi della Sila e Presila comunque zeppi di Covid è tutto un chiedersi che sarà. E soprattutto, da parte dei genitori, che fare se si dovesse decidere di riaprire da lunedì?
Il rischio contagio è ancora molto alto in Calabria con indice di positivi su tamponi in aumento rispetto ai giorni scorsi (si è passati in poche ore dal 10,2% al 17,1%). A dispetto della tredicesima che Conte vuole far spendere agli italiani (da qui il clima complessivamente più fiducioso su scala nazionale) i dati di Calabria sono ancora da piena zona rossa con la saturazione di posti nei reparti degli ospedali e dei pronto soccorso fino alla sofferenza nelle terapie intensive. Del resto ci sono 400 casi nell’ultimo bollettino con meno tamponi rispetto al giorno precedente e con dati che arrivano dal laboratorio di Virologia dell’Annunziata di Cosenza che raccontano, per esempio, di numeri ancora più alti. È davvero questo il momento giusto per richiudere decine di bimbi un aule che ora dovranno tenere per forza le finestre chiuse?
È questa la preoccupante domanda che spalmano in giro mamme e papà di Calabria terrorizzati al solo “consegnare” i loro figli in classe in una situazione ancora da alto rischio pandemico. Con buona pace di dirigenti scolastici che invece spingono per la riapertura “aziendale” dei cancelli, probabilmente ignorando pericoli sanitari ma anche giudiziari. Da qui quel post (in pochi minuti diventato una specie di class action virtuale) che è tutto un programma. «Se mio figlio porta il Covid a casa vado in procura». Una minaccia tra le altre e solo da cestinare? Chissà. Certo è che la presenza in gazzetta ufficiale della Calabria in zona rossa qualche interrogativo lo pone. E lo lascia, sottoforma di cerino in mano, ai posteri. Chi se la sente di firmare ora la riapertura dei cancelli delle scuole con il Covid che “’passeggia” alla considerevole media di quasi tre positivi e mezzo ogni venti persone?

I.T.