Scenari da lockdown, la Calabria dentro come le metropoli

Riunione urgente del Cts, il comitato tecnico scientifico. Non dovrebbe arrivare nessun “aggiustamento” al precedente Dpcm prima di lunedì ma Conte e gli esperti studiano forti restrizioni per 11 regioni e grandi aree urbane

È quel “maledetto” indice Rt che preoccupa gli scienziati del Cts, il Comitato tecnico scientifico. Un indice che restituisce la prepotenza trasmissiva del Covid dal sintomatico al resto della compagnia. Sopra 1,50, come cifra dell’indice, c’è da stare in campana perché vuol dire che ogni malato sta infettando più di quello che potenzialmente dovrebbe. E quando si arriva a 1,70, come accade in 11 regioni del Paese e in grandi aree metropolitane, è allarme allo stato puro perché significa che il contagio è incontrollato e incontrollabile. Dentro queste 11 Regioni con l’indice Rt attorno a 1,70 c’è anche la Calabria e il report non arriva dalla cartomanzia che circola gratuita sui social ma dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità. E proprio con questo ultimo rapporto in mano si riunisce d’urgenza il Cts, il Comitato tecnico scientifico che fa da “consulente” finale al premier Conte. Vertice urgente di sabato pomeriggio e fino a ora da destinarsi, con probabile altra riunione prevista per domani. Conte vuole evitare in ogni modo di annunciare da subito il lockdown totale, non fosse altro perché ci ha messo la faccia l’altro ieri dicendo che non sarebbe tornata mai la clausura. Della serie, meglio far transitare in frequenza un altro po’ di numeri mostruosi e di morti, poi sarà il senso comune a chiederlo “d’ufficio”. Anche perché, razionalmente, l’ultimo Dpcm non ha neanche una settimana di vita ed è chiaro che non avrebbe potuto avere effetti positivi (se mai ne avrà) prima di 15 giorni. Conte insomma si sarebbe organizzato così, nella scaletta che porta inesorabilmente alla chiusura totale. Una aggiustata in peggio al vecchio Dpcm e poi tutti ad attendere i dati da mercoledì a venerdì della settimana che sta per entrare (linea di confine entro la quale dovrebbero apprezzarsi i miglioramenti del precedente Dpcm). Se numeri migliori non ne arriveranno, lockdown totale e definitivo (fino al 10 gennaio almeno) da lunedì 9 novembre. Questa la linea in progress che s’è data Conte che naturalmente ha necessità che si consolidi drammaticamente un quadro disperato prima di annunciare che è costretto a fare quello che non avrebbe mai voluto fare. Nell’attesa una “aggiustata” entro lunedì al Dpcm già in vigore. Con tre ipotesi sul tavolo, dopo le riunioni del Cts. Iniziare a perimetrare e reprimere solo le grandi aree urbane, da Milano a Roma a Napoli e Torino (ovviamente sfidando la contrarietà dei sindaci). Chiudere completamente grandi città e 11 Regioni con indice Rt allarmante, la Calabria è tra queste. Imponendo restrizioni stratificate interne ed esterne in relazione a queste regioni. Oppure, mediando anche con quella che è la posizione del ministro Boccia, trattare tutte assieme le grandi aree urbane a rischio mettendoci dentro quelle province che fanno parte delle 11 regioni con indice Rt allarmante. Non reprimere tutte le 11 Regioni che hanno indice Rt attorno a 1,70, ma al loro interno isolare delle aree, delle province, al pari di come si fa per le grandi aree metropolitane del Paese. In questo terzo scenario la Calabria ci finirebbe dentro lo stesso, sia pure in parte. È la provincia di Cosenza quella che analiticamente ha un indice Rt attorno a 1,70 e questa area, o gran parte di questa area, potrebbe finire nei provvedimenti restrittivi insieme alle aree metropolitane di Milano e Roma. Insomma entro lunedì Conte girerà ancora il cacciavite. O chiude e in ogni caso “restringe” le 11 regioni con indice Rt allarmante, assieme alle metropoli. O procede solo con le grandi aree metropolitane. Oppure agisce chirurgicamente, seleziona aree metropolitane e province a rischio. I provvedimenti restrittivi non riguarderebbero in questa fase il libero spostamento delle persone ma la corposa diminuzione di orari di apertura di tutti gli esercizi commerciali non ritenuti “essenziali” e la chiusura dei centri commerciali. Da trattare il divieto di spostamento tra persone da una regione e l’altra e da trattare, soprattutto, la chiusura delle scuole che è poi l’oggetto del grande scontro attorno al ministro Azzolina.
Domenica è previsto un altro vertice prima del Cts e poi tra Cts e Regioni. Sono ore drammatiche e convulse, si rincorrono novità ancor prima che faccia giorno o tramonto. Conte in ogni caso non vorrebbe intervenire prima di lunedì, al massimo informando gli italiani di domenica sera.

I.T.