Più o meno 130 interventi chirurgici “urgenti” in 40 giorni mentre le altre strutture per acuti della provincia di Cosenza, ospedale dell’Annunziata di Cosenza compreso, hanno appeso il bisturi al chiodo. Protagonista del “miracolo” è la clinica Tricarico di Belvedere Marittimo, come è noto da un pò di tempo gestita da un imprenditore tramite fitto giudiziario. Del caso delle strane “urgenze” (anche colicisti, trapianto di pelle e obesità) che hanno fruttato fatture per più di mezzo milione di euro (con le altre strutture invece ferme secondo le disposizioni anti Covid) se ne è occupato “il Fatto di Calabria” e ora, il “caso”, approda direttamente sul tavolo del ministro Speranza. È il deputato Cinquestelle Sapia a volerci vedere chiaro. Ma ecco il testo integrale dell’interrogazione di Sapia a Speranza…
Al Ministro della salute – Per sapere – premesso che:
sulla testata on line “Il Fatto di Calabria” è apparso lo scorso 11 maggio un articolo intitolato “Quelle urgenze sospette nella clinica Tricarico”, in cui si riassumono volumi di attività chirurgica di questa struttura convenzionata nella fase emergenziale determinata dalla diffusione del Covid-19;
secondo il citato articolo essa avrebbe effettuato «ben 130 interventi chirurgici “urgenti” dal 19 marzo al 28 aprile», quando per urgenti si intenderebbero colecisti, appendiciti, eccessi di cellulite, realizzando un fatturato di più di mezzo milione di euro;
nell’articolo si legge che, nello «stesso periodo da panico Coronavirus, l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza ha visto ridurre del 90% la propria chirurgia mentre tutte le altre strutture della provincia di Cosenza che erogano interventi per acuti hanno fatturato esattamente zero, zero spaccato (clinica Scarnati, Villa del Sole, la Madonnina, Cascini)», con una «riduzione del 100% del proprio fatturato relativamente agli interventi chirurgici»;
l’articolista poi ironizza sulle ragioni della suddetta marcata differenza di operatività della clinica Tricarico: «Se non è solo l’aria di mare, a incoraggiare pazienti e bisturi in direzione della clinica Tricarico, dev’essere il tramonto mozzafiato lungo il Tirreno ma anche Cascini (che ha fatto zero) gode dello stesso panorama»;
«ma come ha fatto la Tricarico – si chiede l’articolista – a “incoraggiare” così tanti interventi e rassicurare così tanti pazienti nella fascia temporale pandemica peggiore dalla peste “Spagnola” degli anni ’20?»;
«il Dpcm del premier Conte – si legge nell’articolo – e l’ordinanza 20 del 27 marzo di Santelli parlano chiaro», nel senso che «in piena emergenza sanitaria nelle corsie degli ospedali pubblici e privati si possono effettuare solo interventi di natura urgente e indifferibile» e in caso di violazione c’è «persino il rischio di revoca dell’accreditamento»;
«tanto per capirci, quel 10% che l’Annunziata di Cosenza – prosegue l’articolo – ha comunque erogato d’urgenza in termini di interventi chirurgici ha riguardato quasi esclusivamente pazienti oncologici in stato avanzato;
«tutti urgenti e indifferibili – si chiede l’autore del pezzo – gli interventi chirurgici effettuati allora nella clinica Tricarico in piena emergenza Covid-19?»;
«di sicuro – si osserva nell’articolo – questa è una struttura importante e prestigiosa che a differenza degli altri erogatori convenzionati può contare sul pronto soccorso, come è noto passaggio non secondario e persino funzionale all’intervento chirurgico urgente»;
«ma qualcosa “l’aria di mare” – ivi si opina – deve aver aggiunto di suo se è vero come è vero che anche l’ospedale hub dell’Annunziata di Cosenza ha il suo pronto soccorso eppure di interventi urgenti (oncologici gravi a parte) non s’è fatto niente, niente di niente»;
l’odierno interrogante ritenga che occorra verificare partitamente quanti e quali interventi siano stati eseguiti nella clinica Tricarico nel regime emergenziale vigente, se nello specifico siano state rispettate le riferite limitazioni volte al contenimento dei contagi e se, in rapporto all’attività operatoria delle cliniche convenzionate e dei reparti pubblici, nella fase in predicato vi siano in Calabria situazioni di effettiva disparità, anche al fine di scongiurare eventuali alterazioni della concorrenza e pregiudizi al corretto rapporto tra pubblico e privato nella stessa regione, sottoposta a piano di rientro dal disavanzo sanitario –:
se non ritenga essenziale, per il tramite del commissario per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, disporre immediata e completa verifica circa la tipologia e l’urgenza degli interventi chirurgici eseguiti nella fase emergenziale presso le strutture convenzionate della Calabria.