Non è chiaro se nel destino di Belcastro ha pesato di più la fornitura industriale di tamponi direttamente dalla Protezione civile con il Covid già dentro Villa Torano oppure il tentativo (maldestro, sventato dai Nas) di spostare tutti i guai a Mottafollone. Dove c’è un’altra rsa del gruppo Poggi. O magari ha pesato la “reiterazione” dell’amicizia proprio con il gruppo, secondo alcuni persino suffragata da un presunto rapporto di lavoro in essere tra il fratello del direttore generale del dipartimento e la griffe industriale catanzarese. Chissà. Certo è una bella grana scegliere chi o cosa o perché alla fine ha pesato di più ma quel che è certo è che da dentro le viscere della Cittadella si dà ormai per conclusa l’esperienza del dg al vertice di una gamba della salute, l’altra è in mano al commissario. La delibera di giunta sullo spoil system ha solo sfiorato Belcastro che ha incassato una proroga a termine ma, secondo gli esperti di Palazzo, è solo questione di giorni, se non di ore. Il destino appare ormai segnato e più d’uno è convinto che si stia già mettendo mano al bando per l’individuazione del nuovo direttore generale del dipartimento Salute. Con un concorrente davvero “speciale” pronto ad affacciarsi all’orizzonte, un concorrente che deve solo scegliere se far gara e quindi vincere. Un pezzo grosso della burocrazia in doppiopetto della sanità su scala nazionale ma soprattutto un nome che spinge fortissimamente lui, Antonio Tajani. Al quale, come è facilmente intuibile, non è facile dire di no. È Francesco Bevere il nome forte che la regnanza nazionale di centrodestra avrebbe già individuato e comunicato a quella regionale. Un nome che non può star fuori dal grande giro e che fino a qualche mese fa ha guidato la direzione generale dell’Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali che dà supporto alle amministrazioni locali e al ministero sui temi come le liste di attesa, i controlli di bilancio, la qualità degli esiti delle cure. Nominato dall’ex ministro Giulia Grillo era rimasto in carica per i primi 4 mesi della reggenza Speranza ma poi, il 10 dicembre dello scorso anno, sostanzialmente il benservito con i mal di pancia in giro da parte di tutte le giunte di centrodestra. Ora l’occasione di rientrare nel giro e nel giro soprattutto della sanità di Calabria agganciata a logiche più nazionali che regionali.
Francesco Bevere del resto è un nome indubbiamente forte e che staziona non da oggi nel giro romano del potere sanitario. E come accade spesso a chi ha frequentato più stanze dei bottoni in materia di salute attorno e insieme agli onori ci sono anche gli “inciampi”, spesso e volentieri gli “schizzi” di natura giudiziaria. Nel 2003 Bevere, sotto la giunta laziale di Storace, viene nominato direttore generale dell’ospedale San Giovanni e proprio anche attorno a questo ospedale deflagra un’inchiesta della magistratura su di una presunta tangente da 200mila euro per l’appalto di sorveglianza. Siamo dentro lo scandalo di “lady Asl”, confessioni da detro il sistema della “salute”. Viene arrestato l’allora assessore regionale alla Sanità della Regione Lazio, Verzaschi. E per presunto concorso in concussione viene indagato proprio Francesco Bevere, come detto all’epoca dg dell’ospedale San Giovanni. L’imprenditore Mongillo avrebbe pagato 200mila euro per l’aggiudicazione dell’appalto di sorveglianza del San Giovanni nelle mani dell’assessore regionale, poi arrestato.
Altri tempi e altre dinamiche, Bevere certamente ne è uscito senza eccessivi intralci se è vero come è vero che fino a Natale è stato alla guida della più importante e prestigiosa agenzia sanitaria nazionale. Oggi la Calabria nel suo futuro, a quanto pare, ma è davvero presto per dire se anche questo, sostanzialmente, lo si può configurare come un “commissariamento”. Un altro ancora per la salute conterranea…
I.T.