È la notizia del giorno e come quasi tutte le notizie del “giorno” è sul finale che concretizzano l’effettiva portata. Che è potenzialmente devastante.
Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri finisce sotto scorta perché minacciato. Non è dato sapere il perché, al momento. Alcune indiscrezioni narrano del capitolo fondi emergenziali per il Covid che il numero due del ministero avrebbe usato o non usato così da urtare la suscettibilità di chi lo ha minacciato ma l’unica cosa certa fin qui è il fascicolo che ha aperto la procura di Roma, che ha pensato bene poi di assegnare la scorta all’uomo di governo indicato dai Cinquestelle come braccio destro di Speranza. Ma c’è un’altra notizia nella notizia e cioè che ci sarebbe un alto dirigente nel campo sanitario, che ha assunto anche ruoli dirigenziali tra Roma e Calabria, tra le persone coinvolte nell’inchiesta. Sileri sarebbe già stato ascoltato dai magistrati ma ovviamente azzardare raffigurazioni del racconto è esercizio puramente inutile. Tra le minacce denunciate anche quella contenuta in un biglietto lasciato sul parabrezza della sua auto. Facile ipotizzare tentativi di corruzione, da qui le relative minacce. Ma la domanda delle domande, per la “salute” disgraziata di Calabria, non è banale. Chi è questo alto dirigente nel campo sanitario che (tra gli altri) avrebbe minacciato Sileri e che in passato (non si sa se recente o remoto) ha avuto a che fare con la Calabria? La curiosità, e l’inquietudine, corrono come il vento perché a questo punto potrebbe non essere secondario conoscerne l’identità, specie poi se ha ricoperto ruoli apicali.
La “bomba” Sileri arriva nel giorno in cui la “salute di Calabria” conosce uno dei suoi atti più formali ma sostanzialmente decisivi riguardo al futuro. È stato pubblicato l’avviso per la partecipazione al bando in vista della scelta del nuovo direttore generale del dipartimento Salute, il dopo Belcastro per intenderci. È stato pubblicato anche quello relativo alla segreteria generale (oggi reggente Montilla) ma è chiaro che le attenzioni sono quasi tutte per il prossimo dg che deve fare da controaltare (se non di più) rispetto a Cotticelli (sempre se sarà lui ancora il commissario). Potranno presentare il curriculum sia i dirigenti interni e sia gli esterni, pur dando priorità alla valutazione dei primi. Le domande dovranno essere inviate entro quindici giorni. Al momento a guidare il dipartimento Tutela della Salute è Francesca Fratto (sempre con la formula della reggenza), che ha preso il posto di Antonio Belcastro non senza nervosismi e musi lunghi nel corso di una seduta di giunta per niente semplice. Fino al 15 giugno la regnanza è affidata alle reggenze dopo di che si procederà con l’avvio vero e proprio della selezione pubblica, con un occhio di riguardo alle figure interne ma con l’altro occhio, collegato alla ragione, che dà per certo che uno dei due dg (segreteriato e sanità) sarà certamente esterno. E se la segreteria generale è da che mondo è mondo “affare di casa” della burocrazia della Cittadella facile dedurre che proprio il timbro sulla sanità toccherà ad un super manager che viene da quasi lontano (ma non troppo). Che poi è quello che si augura fortemente proprio Jole Santelli. Il nome è quello, inutile girarci attorno e del resto “il Fatto di Calabria” non ne ha mai fatto mistero. È Francesco Bevere il super favorito, il nome forte che il decimo piano della Cittadella vuole per il dopo Belcastro. E non è certo solo di Santelli l’auspicio, se è vero come è vero che gli sponsor di Bevere vanno da Tajani a Lorenzin, da Urbani al giovane magistrato della Corte dei Conti Chinè, calabrese “illustre” nella nomenclatura del Paese.
Bevere fino a qualche mese fa ha guidato la direzione generale dell’Agenas, l’agenzia per i servizi sanitari regionali che dà supporto alle amministrazioni locali e al ministero sui temi come le liste di attesa, i controlli di bilancio, la qualità degli esiti delle cure. Nominato dall’ex ministro Giulia Grillo era rimasto in carica per i primi 4 mesi della reggenza Speranza ma poi, il 10 dicembre dello scorso anno, sostanzialmente il benservito con i mal di pancia in giro da parte di tutte le giunte di centrodestra. Ora l’occasione di rientrare nel giro e nel giro soprattutto della sanità di Calabria agganciata a logiche più nazionali che regionali. Nel 2003 Bevere, sotto la giunta laziale di Storace, viene nominato direttore generale dell’ospedale San Giovanni e proprio anche attorno a questo ospedale deflagra un’inchiesta della magistratura su di una presunta tangente da 200mila euro per l’appalto di sorveglianza. Siamo dentro lo scandalo di “lady Asl”, confessioni da dentro il sistema della “salute”. Bevere viene sfiorato, indagato ma niente ha impedito poi il maturare della sua carriera in divenire. Ora tra Bevere e la sanità di Calabria c’è solo un bando da vincere ma più d’uno è convinto che è questo l’angolo meno appuntito della vicenda, il curriculum è quello che è. Semmai più “spine” presentava la “rosa” dell’ingaggio economico ma anche questa “pianta” sembra ormai solo pronta per i fiori…
I.T.