Il paziente morto in ambulanza il 21 marzo, durante il trasporto da Villa Torano all’Annunziata di Cosenza, è a tutti gli effetti il “paziente 1” che segna la svolta “pandemica” all’interno della rsa? Poteva essere questo l’incrocio a semaforo rosso che avrebbe salvato altre vite e altri pazienti e dipendenti dalla drammatica esperienza Coronavirus? Fino a prova contraria, a meno che non si decida di riesumare la salma, non lo si saprà mai. Perché il “tampone della verità” nessuno lo ha fatto e, a quanto pare, nessuno lo ha chiesto.
È l’ultima (drammatica) anticipazione della puntata oramai tanto attesa di “Report” che con un’inchiesta di Rosamaria Aquino prova a far luce sul focolaio Covid più importante che ha conosciuto la Calabria. Formalmente il “paziente 1” è datato il giorno di Pasquetta, 13 aprile (poi tragicamente deceduto e con sintomi da Covid già il 7 di aprile). Ma quanto poteva cambiare la storia di Villa Torano se qualcuno avesse deciso di eseguire il test sul paziente morto in ambulanza durante il trasporto da Villa Torano in ospedale? È il 21 marzo, ben 23 giorni prima dell’ufficialità del paziente di Pasquetta. Un’era geologica in termini di Coronavirus.
“Report” ha diffuso una clip in anteprima nei giorni scorsi dove si ascolta nettamente il medico del 118 dell’ambulanza a colloquio con il medico di turno della rsa Villa Torano. Pretendete che facciano subito il tampone al deceduto, la netta richiesta del 118 alla clinica. Il perché è molto semplice, «se dovesse risultare positivo bisogna controllare immediatamente tutta la struttura». Il tampone, “quel” tampone, ovviamente non viene fatto. In una successiva nota i legali del direttore sanitario della clinica, dottor Pansini (che abbiamo pubblicato ieri) precisano invece che «il direttore sanitario di Villa Torano nell’immediatezza contattava il centralino dell’ospedale dell’Annunziata tramite il quale riusciva ad interloquire con il direttore sanitario del detto nosocomio. Alla richiesta del dott. Pansini di eseguire il tampone sul paziente deceduto, lo stesso direttore sanitario dell’ospedale rispondeva che non riteneva necessario e che aveva dato disposizioni al medico in servizio del pronto soccorso di trattare il caso come un decesso da malattia infettiva soltanto per un eccesso di precauzione».
Dunque, secondo i legali del direttore sanitario di Villa Torano, sarebbe stato il direttore sanitario dell’Annunziata, Salvatore De Paola, a ritenere deliberatamente che non vi fossero le condizioni per effettuare il tampone al paziente deceduto in ambulanza.
A questo punto la redazione di “Report” contatta, per riscontro, proprio il direttore sanitario del presidio ospedaliero di Cosenza, Salvatore De Paola (un passato nell’Asp, un “inciampo” in Corte dei Conti con una condanna e una spiccata capacità di stare a galla, a prescindere dalle stagioni politiche, praticamente in eterno) il quale dichiara che lui, quel giorno, non era reperibile e che in sua vece era di turno la dottoressa Lea Perrone, la quale conferma di aver preso la telefonata della rsa. La dottoressa Perrone smentisce però che il direttore sanitario di Villa Torano abbia fatto richiesta di un tampone sulla salma e che il direttore sanitario dell’ospedale (lei che ne faceva le veci) abbia mai risposto che non lo riteneva necessario.
Ma dove sta la verità? Chi mente e soprattutto chi mente sapendo di mentire? Secondo quanto risulta a “il Fatto di Calabria” c’è un fatto ulteriore, un fatto nuovo in questa vicenda. Già il 118 avrebbe richiesto il tampone all’Annunziata di Cosenza, forse avendo intuito che Villa Torano non l’avrebbe chiesto o forse ancora perché con il “morto” dentro (tosse e febbre a 38 e 6) non poteva essere diversamente. Ma perché allora nessuno decide di procedere con il test che avrebbe potuto cambiare la storia “pandemica” della Valle del Crati? Chi dice la verità tra la direzione sanitaria di Villa Torano e quella dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza? E se pure la rsa del gruppo Poggi non avesse “preteso” il tampone la direzione sanitaria di un presidio ospedaliero hub deve per forza sentirselo chiedere prima di procedere con il test su di un morto con chiari ed evidenti sintomi da Coronavirus e in piena epoca pandemica? E se lo ha chiesto il 118 perché non è stato effettuato lo stesso?
E poi sullo sfondo l’ultima (e più inquietante) delle domande. È proprio necessario interpretare in “conflitto” Villa Torano con l’Annunziata oppure alla fine quel tampone che nessuno ha fatto e nessuno ha voluto fare, tutto sommato, non è dispiaciuta a nessuno come procedura?
D.M.