«Mi chiamo Antonella Rizzo, mi occupo di rifiuti ma la delega non è mia…»

Nell'aprile dello scorso anno l'allora assessore regionale all'Ambiente convocata in commissione parlamentare Antimafia per relazionare (anche) sul ciclo dei rifiuti in Calabria. Il caso Celico e quei 56 milioni «spesi per efficientare il termovalorizzatore e gli impianti di Lamezia, Crotone e Rossano»

«Buonasera a tutti. Mi chiamo Antonella Rizzo. Sono assessore all’Ambiente della Regione Calabria con un delega esclusivamente all’ambiente. Nonostante, però, non abbia la delega sui rifiuti, il presidente Oliverio dal primo giorno del mio insediamento ha voluto che mi occupassi anche di rifiuti».
È il 9 aprile dello scorso anno e la commissione parlamentare Antimafia arriva a Reggio per una audizione pomeridiana sulle possibili infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti. Sono le 15 e 05 e Antonella Rizzo, ex assessore regionale all’Ambiente, inizia a rispondere alle domande (l’audizione termina alle 16 e 40). Per sua candida e ineludibile ammissione non ha delega sui rifiuti eppure è l’indiscussa “zarina” del sistema. Si porta appresso altri dirigenti, il direttore del dipartimento Orsola Reillo e (soprattutto) i natali di Crotone, da che mondo e mondo “capoluogo” della gestione dei rifiuti in Calabria. Lo ammette lei stessa, praticamente all’inizio della seduta quando i commissari le chiedono di “scattare una foto” a proposito dello stato dell’arte del ciclo dei rifiuti in Calabria (oggi tristemente alla ribalta, per questioni pubbliche e private). «Al momento abbiamo la dipendenza da due discariche private, quella di Crotone e quella di Celico. Abbiamo una discarica pubblica, quella di Cassano, che però è prossima anch’essa a essere esaurita. Stiamo lavorando con i commissari di Cassano, che è stato commissariato, affinché ci possa essere un ampliamento di questa discarica. C’è la possibilità di realizzare una vasca per 250.000 tonnellate. Abbiamo previsto in ciascun Ato l’autosufficienza, per cui abbiamo iniziato una concertazione con tutti i territori proprio perché vi sia un’assunzione di responsabilità da parte dei sindaci e si possa capire che ogni Ato ha la necessità di avere una discarica a servizio degli impianti».
Non sbaglia quasi niente Antonella Rizzo, al massimo ritiene un dettatglio precisare che le due discariche private menzionate (Crotone e Celico) rispondono allo stesso gruppo privato, la Sovreco del gruppo Vrenna. Rizzo parla delle macerie ritrovate nei cassetti del dipartimento, del commissariamento del settore dal 1997 al 2013, del lavoro svolto e delle cose che devono essere “aggiustate”. Dei soldi spesi e da spendere finché, giusto per passare alle vie più brevi, non è lo stesso presidente a “suonare la carica” alla seduta…. «Io capisco – interviene il presidente – che la situazione non è semplice, ma anche noi dobbiamo portare a termine il nostro lavoro nel nostro piccolo. Io sento sempre cose un po’ generiche e vorrei entrare nello specifico. So che per motivi di tempo non è stato possibile durante quest’audizione. In linea generale, quello che vorrei sapere da voi, al di là del futuro, degli ecodistretti, che adesso vanno tanto di moda – è un termine anche un po’ generico – quali sono attualmente i flussi; che cosa entra in ingresso in questi Tmb e da dove viene; che cosa esce e dove va; quali sono le discariche che accolgono questi rifiuti. Vorremmo una panoramica sui flussi. Chi sono i gestori che attualmente gestiscono questi siti? Avete parlato di manutenzione di Tmb: mi confermate che sono stati spesi 56 milioni di euro?». A questo punto è il direttore del dipartimento, Reillo, ad intervenire. «Sono stati spesi per il riefficientamento del termovalorizzatore, entrato attualmente in funzione riefficientato; per il riefficientamento dell’impianto di Lamezia, di Crotone e di Rossano. Sono tutti dati disponibili e che vi faremo avere nel dettaglio». I soggetti attuatori «sono stati individuati tutti attraverso procedure di evidenza pubblica, procedure di gara europea, e quindi sono vincitori di gare d’appalto e affidatari del servizio». Tant’è che con un pizzico di orgoglio Rizzo rincara la dose, «vorrei chiarire che questo si è verificato per la prima volta con l’amministrazione Oliverio. Prima, con il commissario di Governo, venivano affidati direttamente. Le gare sono state fatte per la prima volta con quest’amministrazione». Ma il presidente chiede documenti, rintraccia del generico nella seduta e non esclude affatto prossimi appuntamenti per altre sedute a Roma come a Catanzaro. «Ci fate avere tutti i bandi di gara che sono stati fatti? Quali lavori sono stati effettuati fino adesso? Con quali soldi?» si chiede e chiede il presidente. «Vorremmo sapere – continua – se ci saranno altre proroghe per quanto riguarda l’attuazione dei piani d’ambito, se i privati non sono d’accordo, se ci saranno ulteriori pratiche». Per poi passare, e concludere, sulle ordinanze contingibili. «Come quella del 15 novembre 2018, quella di maggio, quella di luglio. Lei ha parlato di economia circolare, di recupero, ma ci sono impianti che non hanno le autorizzazioni, quindi si deroga alle autorizzazioni, si deroga al trattamento, quindi di fatto la stabilizzazione non viene fatta e in discarica praticamente va il tal quale. Quali sono queste discariche che ricevono questi rifiuti e che quindi non sono a norma? ». Antonella Rizzo alza le spalle rispetto al passato nel mentre difende il presente… «Vorrei fotografare la situazione. Nel 2013 e 2014, la regione Calabria era sommersa dai rifiuti e dipendeva esclusivamente dalle discariche. Oggi, la regione Calabria manda in discarica – lo potrà vedere dai dati, così potrà confrontarli – numeri inferiori di gran lunga rispetto al passato, di circa 260.000 tonnellate l’anno. Manda in discarica un rifiuto che è stato differenziato. Siamo una delle prime regioni per l’incremento di raccolta differenziata».
Ad un certo punto la discussione, evidentemente con molti punti “rimandati” in vista di ulteriori approfondimenti, conduce la parte finale della seduta su Celico. Proprio su Celico. La seconda discarica privata che però di fatto è la “proboscide” della prima (Crotone) nel senso che marca la stessa proprietà. C’è tensione pubblicistica sull’argomento, rimostranze. Proteste, sindaci di traverso proprio come oggi perché il tempi diventa un “eterno presente” quando si tratta di descrivere i rifiuti di Calabria. Orsola Reillo, direttore del dipartimento che la “stagione Celico” la conosce bene la “fotografa” così la discarca della Presila in commissione Antimafia…«Quella di Celico è una discarica attualmente in esercizio ed è gestita da un privato che ha affiancato un impianto di trattamento della frazione umida e annessa una discarica. Su quella discarica ci sono state in passato delle segnalazione della popolazione per problemi di tipo odorigeno. Sono stati richiesti, attraverso delle prescrizioni, degli adeguamenti impiantistici sull’impianto di trattamento della frazione umida, chiedendo di collegare due parti dell’impianto. Il collegamento avveniva all’aperto. Sono stati inseriti dei presìdi ambientali. Per la discarica sono state date delle prescrizioni per una più frequente ricopertura del rifiuto ed è stato imposto, anche per i rifiuti per cui non era richiesto, che venissero abbancati rifiuti con un indice respirometrico più basso, non solo quelli per cui per legge è necessario accertarlo, ma proprio per contenere all’origine questo problema odorigeno lamentato da parte della popolazione. Tra l’altro, l’impianto era realizzato e autorizzato dagli anni Novanta, e probabilmente anche per la sua collocazione aveva creato queste problematiche. Sulla scorta proprio di quanto rappresentato dai sindaci, abbiamo anche in corso oggi un’indagine olfattometrica. Abbiamo coinvolto la popolazione nella segnalazione degli odori, individuando persone nei comuni di Celico e di Rovito che potessero segnalare ogni volta che si sentiva il fenomeno, in modo da individuare le aree più colpite. È iniziato, quindi, e proseguirà per un anno, il monitoraggio degli odori, cosa questa abbastanza complessa. Ci siamo dovuti muovere nella necessità di contemperare varie esigenze…».
Già, «varie esigenze». Ieri, come oggi. Ma come sono stati spesi quei 56 milioni per efficientare quasi tutte le discariche pubbliche che oggi però solo al palo? Perché oggi lo “stress test” del sacchetto di Calabria sempre dallo stesso privato è costretto a bussare, persino non potendone fare a meno e quindi dovendolo pure ringraziare? Jole Santelli prova a smarcarsi o (solo) a dimostrare che non v’è alternativa a questo schema? Ha “carte” in mano al tavolo da poker oppure spera solo che tutti gli altri “passino”?
«Chi controlla, allora, che poi le ordinanze siano rispettate, anche se comunque sono totalmente in deroga alla legge?» conclude il presidente. «Vorremmo un focus dettagliato sui controlli, perché è la cosa che francamente mi ha colpito, ovviamente in negativo… ».

D.M.