«Ho accolto una proposta dell’opposizione, una proposta dei democratici». Chissà quanti hanno fatto caso al lessico sottile di Jole Santelli dentro il salotto principale della politica mediatica del Paese, siamo da Bruno Vespa. Al centro del palco i bar riaperti e i tavolini ma lei ricorda che, tutto sommato, anche chi la critica dovrebbe fare esercizio di memoria perché gran parte della proposta viene “dall’altra parte” dell’emiciclo regionale. Pareva una distrazione, una generalizzazione, il format “democratici”. Ma è stata sottile Jole, e consapevole dello scenario precedente e conseguente. Perché tutto si può dire a Giuseppe Aieta (lui “l’ispiratore”) tranne che non sia seduto sui banchi dell’opposizione in consiglio regionale e che non sia “democratico”, da capogruppo Dp che è. Per la verità Aieta, a tutti gli effetti, è anche del Pd perché non risulta ad oggi una sua defenestrazione o cancellazione dall’anagrafe. Se qualcuno anzi prova a chiedere a Nicola Oddati un parere in materia non potrà che ribadire d’essere ben lieto di aver avuto e di avere Giuseppe Aieta in squadra. Tanto basta però al Pd versione Stefano Graziano-Mimmo Bevacqua, Renato Miccoli per alzare la polvere e mischiarla con quella che stagna sotto il tappeto. E soprattutto tanto basta, al Pd del trio di cui sopra, per cogliere la palla al balzo nel tentativo (a tratti disperato) di cogliere due piccioni con la stessa fava. Ribadire che Aieta non è per niente del Pd e rientrare, in qualche modo, nel dibattito generale eludendo una marginalità latente che la proposta di Aieta ha solo ribadito. E parte una scongiura mediatica che dal quadro nazionale a quello cittadino di Cosenza, passando per il capogruppo in consiglio regionale, una linea unitaria prova a dettare. Noi non abbiamo mai offerto nessuna proposta di riapertura bar a Santelli e nessuno si appropri del marchio del Pd. Il punto è che non solo Aieta non ha fatto nulla per mischiare la sua proposta con la bandiera di Zingaretti quanto la stessa Santelli ancor meno, ha fatto, per citare il Pd perché di “democratici” ha parlato, e di opposizione. Non è dato sapere se più o meno consapevolmente ma è come se Aieta da un lato, e Santelli dall’altro, avessero messo in pezzo il Pd nel gioco dello “schiaffo del soldato”. Quello che le prendi dappertutto e non indovini mai chi è stato per davvero. Aieta, è chiaro, poi c’ha tenuto e non poco a ribadire che la proposta da lui offerta alla governatrice è stata sì recepita quasi in toto ma stravolta nella tempistica. E cioè che lui aveva previsto un’apertura a scopo anche turistico modulata, aggraziata da una formazione degli esercenti. Ma è lana caprina ormai il tentativo di smarcarsi, anche se comprensibile visto che lo stesso Aieta rischia così di prendere sberle non sue se il piano (azzardato) di Santelli dovesse creare problemi di natura sanitaria. Ma accelerata o meno nei tempi la proposta è quasi “fotocopia” nell’ordinanza di Santelli e tutto può essere, questo, tranne che un demerito per chi esercita il ruolo dell’opposizione costruttiva. Anche perché, in mezzo, c’era e ci rimane il Pd, a conti fatti. Non può attaccare Aieta ma non può rivendicare la sua proposta. Non può che attaccare Santelli ma non trova nemmeno il modo per rientrare nel gioco del dibattito, ne è fuori.
Al tirar delle somme la si può riassumere così. In attesa di capire se propone o si oppone il Pd scopre che non “dispone”. E Aieta, che i tavolini li avrebbe aperti più tardi, si beve un caffè comodo servito direttamente da Jole Santelli…
I.T.
Di lotta e di governo, Aieta “terrorizza” il Pd di Graziano
Bar riaperti e tavolini: la proposta del capogruppo Dp recepita da Santelli (con tempistica differente) ma il partito di Bevacqua la prende male e teme la marginalità totale