La pandemia (notizia fresca di questi minuti) può attendere. O perlomeno ha atteso già abbastanza dalle parti dell’Asp di Cosenza, il palazzo della salute più grande che c’è in Calabria e tra i più grandi del Paese (un miliardo di euro il bilancio annuale). Palazzo malmesso, senza bilanci, incerottato dappertutto e in piena emergenza coronavirus (con posti di terapia intensiva che mancano e che non si trovano) e palazzo che da qualche settimana è guidato dall’ennesimo commissario, che i sindacati di recente hanno definito “fantasma”, visto che non sarebbe quasi mai presente in trincea. È Zuccatelli ora al comando di questa baracca, pare che nelle ultime ore si sia deciso peraltro a stazionare di più a via Alimena a Cosenza, prima la prassi cantava di una visitina a settimana. Una abitudine però Zuccatelli non ha mai perso fin qui, evidentemente ben collaudata e con radici profonde che si tramandano di vertice in vertice. Nella stanza del comando il capo riceve, quando c’è, un consigliere regionale prima di tutto e tutti. Solo e soltanto lui. Poi il resto del cucuzzaro. Si incontrano ritualmente per parlare di come risolvere i problemi della sanità a Cosenza e in provincia? Può darsi, certo. Se è così non si va oltre l’istituzionalmente consentito. Magari però queste visite vanno indietro nel tempo, con altri comandanti al comando. E allora sorge spontanea un’altra domanda, che ne genera un’altra ancora. Visto com’è combinata la sanità a Cosenza e in provincia possibile che con questo consigliere regionale si parli solo di come migliorare le cose per il bene di tutti? Se è così non v’è alcun dubbio, la missione è sistematicamente fallita. Se invece si parla di altro e di “altri” allora la musica cambia…
A.M.