
Proseguono le divisioni nel Movimento 5 stelle. Dopo l’espulsione del senatore ribelle Gianluigi Paragone, la parlamentare calabrese Dalila Nesci affonda contro i vertici del M5s (senza citarli Di Maio, Grillo e Casaleggio, ndr), responsabili, a suo avviso, di aver svenduto il partito e delegittimato alcuni portavoce attraverso il “ricatto” delle rendicontazioni sui “rimborsi” che ogni deputato è tenuto a fare mensilmente al movimento. Una cosa che prima “era un vanto, ma adesso è diventata una clava”, sbotta la parlamentare.
In un lungo messaggio video apparso sui social, la Nesci accusa, per questo, i vertici di aver teso una “trappola” in cui sono finiti diversi portavoce. E lo dice non temendo ritorsioni, come nel caso di Paragone: “Combatto ogni giorno le mafie, figuariamoci se ho paura dei probiviri”, titola il suo video post.
“Dal 2013 – afferma Nesci – ho versato nelle casse del M5s 170.000 euro, ora basta. Non mi abbasserò più a questo messaggio becero sul denaro, che oggi è diventato il fulcro dei cinquestelle, quando invece non doveva essere il valore centrale. Darò parte del mio stipendio da parlamentare – annuncia – alle associazioni che operano sul territorio”.