Non è il decreto dignità la causa della crisi in cui versa attualmente il settore dei calla center e, nella fattispecie, dell’Azienda Abramo Customer Care. E’ quanto afferma la deputata crotonese del movimento cinquestelle Elisabetta Barbuto, precisando che nell’incontro tenutosi lo scorso 2 luglio nella sede della Uil di Crotone, insieme alle organizzazioni sindacali di categoria per fare il punto sulla vertenza Abramo e al quale la stessa parlamentare e’ stata invitata a partecipare, “il decreto dignita’ non e’ stato proprio preso in considerazione quale causa dell’attuale situazione di crisi dei call center e non e’ stato preso in esame se non a latere del discorso”. Barbuto spiega, anzi, che “l’attenzione dei convenuti tutti si è incentrata sulla necessità di rivedere globalmente il settore di cui sono stati evidenziati elementi critici quali la riduzione dei volumi delle commesse e la elusione delle clausole sociali, l’esigenza di prestare attenzione ai clienti basso spendenti che non ottengono assistenza, la riorganizzazione delle gare per le commesse delle società di telefonia che devono attenersi alle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, il potenziamento del Fondo di integrazione salariale ed ancora la necessita’ di riconvertire l’organizzazione lavorativa della società. Tutto ciò in prospettiva di un incontro al Mise, ministero dello sviluppo economico, che le organizzazioni sindacali hanno gia’ chiesto”. In attesa che venga convocato il tavolo romano, probabilmente per il prossimo 19 luglio, l’azienda e i sindacati di categoria hanno già avuto due incontri al termine dei quali tuttavia le posizioni sono rimaste distanti. I vertici di Abramo restano dell’idea di ricorrere al Fis, fondo di integrazione salariale, che prevede una riduzione degli stipendi fino al 40 per cento mentre il sindacato propone di non andare oltre il 25 per cento. L’azienda, inoltre, ha intenzione di ricorrere, già a partire dal mese di luglio, ad una procedura di mobilità in tutte le sedi calabresi per far fronte agli esuberi dichiarati. Annuncio che indotto le segreterie regionali e le Rsu di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil a dichiarare lo stato di agitazione.