Calabria in fiamme, la riflessione dell’Agesci: “Ma di chi sono figli i piromani?”

L’associazione scout sulle cause, le conseguenze e la triste indifferenza – con tanto di fuochi d’artificio sulle ceneri – che gira intorno ai roghi che stanno distruggendo il territorio calabrese

“Mentre scriviamo la Calabria sta ancora bruciando, siamo fortemente preoccupati, sappiamo che sono stati evacuati abitanti di paesi e campi scout e peggio ancora che ci sono state vittime. Perché tutto questo?”. A riflettere sulle cause, sulle conseguenze, sulla triste indifferenza che gira intorno ai roghi che stanno distruggendo il territorio calabrese, è l’Agesci Calabria (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, ndr). “È molto facile, in momenti come questi, scendere in polemica o imprecare contro l’insipienza umana. Preferiamo porci le domande più brucianti e cuocere… cuocere come sta cuocendo questa amara terra nostra. Ma è giusto che sia così – scrive in una nota l’associazione scout – perché solo da questa cottura a fuoco lento nascono e si riaffermano le idee, i pensieri, i progetti, i ‘credo’ di varia natura”. Chi accende roghi toglie l’aria a se stesso e ai propri figli.
“Non sappiamo quanti di noi, calabresi e non – continua l’Agesci Calabria – hanno mai assaporato l’ebbrezza e la bellezza di trascorrere qualche giornata in questi meravigliosi luoghi – non solo per la scampagnata di Ferragosto – che in queste ore stanno andando in fumo. Non sappiamo quanti di noi hanno avuto modo di ascoltarne la voce, nelle notti silenti, in tenda, con risvegli ad alta quota che sanno di paradiso. Non sappiamo quanti di noi sanno cosa sia il Pino Loricato, una faggeta, un fagio silvaticus che qui da noi sono i più antichi d’Europa (670 anni circa). Non lo sappiamo! Ma sappiamo per certo che tutti respiriamo, sennò moriamo: fin da bambini, dalle elementari, una delle prime cose che apprendiamo è la fotosintesi clorofilliana; ossia quel processo secondo il quale le piante assorbendo l’anidride carbonica, restituiscono l’ossigeno… quell’elemento che ci permette di vivere. E una delle domande cocenti è proprio questa: ma possibile che chi accende roghi non si renda conto che sta togliendo l’aria a se stesso ed ai propri figli? Non ci è bastato il Covid a farci morire soffocati, senza ossigeno? Possibile che non sa, chi compie questi atti criminali, che ci vorranno decenni perché una piccola parte di vita, flora e fauna, possa riabitare dove oggi distruggiamo? E noi cuociamo!”. L’indifferenza e i fuochi d’artificio sulle ceneri.
L’altra domanda “cocente” che pongono gli scout calabresi, invece, “riguarda un po’ tutti”. A parte qualche “post melenso” sui social, infatti, “sembra di avvertire un certo disinteresse generale, come se quanto sta accadendo riguardasse altri… non ‘me’ qui ed ora. Un atteggiamento che ricorda tanto ‘quei giorni prima di…’, narrati nel Vangelo, con immagini che ben si sposano con la realtà attuale: ‘Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti’. Da qualche parte, proprio sulle ceneri di uno dei roghi, sono stati sparati dei fuochi d’artificio. E i falò di san Lorenzo che hanno lasciato spazzature e plastiche sulle spiagge. Insipienza oltre che cattivo gusto! Ma possibile che nessuno abbia compreso che tristissimo momento stiamo passando?”. Da qui l’invito dell’Agesci a scuotere le coscienze: “Bisogna indignarsi, aprire gli occhi, ribellarsi, schierarsi e non dormire. E noi cuociamo!”. “Rischiamo di vedere tempi veramente difficili”.
Ma le domande da porsi sarebbero tante altre. “Che dire sulle responsabilità: sulla inefficace o inesistente prevenzione, sulla mancata cura del territorio, sulla carenza di personale, sull’acquisto dei mezzi. Perché se tutto ha un senso, la storia di questi giorni non ce l’ha affatto. Pertanto – conclude l’Agesci Calabria – prima riaccenderemo (questo si) il lume della ragionevolezza e il motore dell’impegno meglio sarà. Altrimenti, per utilizzare un’espressione del patrono della Calabria, San Francesco di Paola, ‘rischiamo di vedere tempi veramente difficili’. A lui ci affidiamo, perché risvegli in tutti noi la gioia ed il gusto della partecipazione e del sano protagonismo nel bene”.

La testimonianza.
Infine l’Agesci Calabria condivide la testimonianza di di Giovanni Mazza, capo scout del gruppo “Lamezia Terme 6”: “Di ritorno dal Re Dei Venti (Reventino) mi porto dentro il paesaggio incenerito che ne rimane. Lassù sono andati in fumo i sogni fatti da ragazzo e le voci notturne e stupefatte dei ragazzi e delle ragazze scout che toccavano le stelle con un dito. Rimane la cenere nelle mie scarpe e non la polvere verde della montagna. Rimane l’unico acre odore di bruciato e non le fragranti miscele di resine d’abete, di ginestra e maggiorana. Rimane il silenzio della morte e non di innocenti esseri viventi di cielo e di terra. Ciò che c’era non c’è, ciò che viveva non vive, ciò che profumava non profuma. C’è da star male ad andare lassù!“.