Da anni chiediamo di mettere a fuoco la grave emergenza occupazionale negli enti locali e nella Pubblica amministrazione. La situazione attuale desta grande preoccupazione. Mancano le risorse per lavorare in sicurezza e stabilizzare il precariato e anche sul fronte contrattuale non sembra esserci la volontà di investire sulla contrattazione e su un piano di riqualificazione del personale.
Al momento, dunque, non si intravede quella svolta necessaria per salvaguardare il settore pubblico e i servizi ai cittadini.
In questi anni abbiamo chiesto agli amministratori pubblici di condividere scelte e percorsi con le Organizzazioni sindacali ma il confronto solo con alcuni è stato portato a termine con risvolti positivi sul piano occupazionale. Nella fase di rinnovo dei contratti, il nostro obiettivo deve essere quello di restituire valore e ruolo alla contrattazione coinvolgendo nel processo di trasformazione della Pubblica amministrazione in atto chi rappresenta i lavoratori. Dicevamo che la situazione è allarmante. Gli uffici pubblici si stanno desertificando con ripercussioni gravi sul mantenimento dei servizi ai cittadini. I Comuni più piccoli soprattutto, impossibilitati a dotarsi di nuovo personale per i vincoli imposti dal blocco delle assunzioni, hanno affidato ai lavoratori del bacino ex lsu -lpu la capacità di portare avanti e garantire i servizi ai cittadini.
È solo grazie all’impegno di questi lavoratori, utilizzati con contratti part-time spesso non consoni con la mansione richiesta, che è stato possibile garantire servizi essenziali anche durante il periodo di emergenza Covid. Parliamo di personale inserito ormai a pieno titolo negli organigrammi degli enti locali e divenuto indispensabile in moltissimi Comuni di piccole dimensioni.
La Funzione pubblica CGIL ha sempre impostato le richieste di confronto sul fabbisogno, sollecitando le controparti a un percorso di programmazione a medio e lungo termine. Le conseguenze delle scelte unilaterali poste in essere da alcune Amministrazioni si stanno vedendo oggi e le stanno pagando i “nuovi” dipendenti pubblici: le stabilizzazioni hanno accentuato la precarietà anche del lavoro pubblico, considerato che i contratti stipulati, dal punto di vista economico, non hanno nulla di dignitoso. Peraltro, questi lavoratori sono stati stabilizzati con fondi ministeriali e regionali mentre il confronto serviva ad individuare i percorsi che avrebbero consentito all’ente di mettere da parte fondi di bilancio per garantire autonomamente contratti più equi e adeguati all’orario e alla mole di lavoro richiesta. Va dato atto che alcuni enti hanno riconosciuto la professionalità e l’importanza di questi lavoratori e malgrado le ristrettezze economiche, hanno contribuito con propri fondi di bilancio alla implementazione di condizioni contrattuali migliorative e proporzionate alla quantità e qualità dei servizi da erogare alla cittadinanza.
In questo scenario assume valenza particolare la vicenda del comune di Cosenza laddove la mancanza di confronto ci impedisce di conoscere la reale portata della situazione e la programmazione del fabbisogno di un Comune in dissesto e, dunque, soggetto alla preventiva autorizzazione della Cosfel. La richiesta di riorganizzazione degli uffici – necessaria dopo la fuoriuscita naturale di oltre la metà dell’organico preesistente – è rimasta solo sulla carta, evidentemente continuare a garantire i servizi pubblici e consentire ai lavoratori di prestare la propria attività in sicurezza mantenendo gli standard qualitativi non è, per il Comune di Cosenza, una priorità.
La nostra categoria è stata sempre vigile su queste problematiche e, a maggior ragione oggi, continueremo la nostra lotta per i diritti dei lavoratori e maggiori tutele e garanzie per tutti i cittadini.
Teodora Gagliardi
Segretaria generale FP CGIL Cosenza