Di Alfredo Antoniozzi
Diversi Anni fa in Campania un uomo, Renato Valboa, uccise la moglie con un’ascia. Condannato in primo grado a sedici anni si vide riconoscere in appello l’infermità. Gli furono dati dieci anni di Opg. Oggi, libero, ha minacciato dei medici dicendo loro di informarsi su chi fosse.
Ed è libero, nonostante lo straordinario lavoro svolto dagli avvocati di parte civile , tra cui l’avvocato Giovanna Cacciapuoti.
Valboa sveva detto alla moglie “ Non ho problemi ad ucciderti tanto so fare il pazzo” e così è stato.
Sono tanti ancora i femminicidi, troppi. Seppure sopravviva la speranza che a fine anno ci sia il segno meno sulle statistiche. Ma sono tanti ancora gli assassini impuniti favoriti da un’assurda giurisprudenza e da perizie su cui è opportuno tacere.
In Calabria abbiamo avuto il buon esempio della Corte di appello di Reggio Calabria che ha condannato Ciro Russo a diciotto anni di carcere per il tentato omicidio della moglie.
Dobbiamo insistere, cambiare la norma sulla seminfermità e sulla infermità. Crediamo di avere un buon consenso intorno alla discriminante psicotica.
E insieme dobbiamo fare prevenzione. Gente come Valboa dovrebbe stare in carcere mentre i medici sono ancora oggi costretti ad occuparsene. Ed è questo già il grande scandalo.
Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera