Borrelli presenta il suo ultimi libro “Nuovo umanesimo o nichilismo, grandezza e miseria dell’Occidente”

Un nuovo e interessante evento culturale è in programma domani ai Licei di Cetraro, promosso e organizzato dagli stessi licei, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria e il Miur. Nell’Aula magna dell’Istituto d’istruzione superiore “Silvio Lopiano” della cittadina tirrenica, con inizio alle ore 11,15, sarà infatti presentato il libro “Nuovo umanesimo o nichilismo – Grandezza e miseria dell’Occidente”, l’ultimo lavoro di Michele Borrelli, docente di Pedagogia generale presso l’Università della Calabria, che terrà anche una lectio magistralis agli studenti cetraresi. I lavori saranno aperti dai saluti del dirigente scolastico dell’Istituto “Silvio Lopiano”, Graziano Di Pasqua, e saranno moderati da Giovanna Grambone, docente di Storia e Filosofia negli stessi licei cetraresi. Una nuova opportunità, dunque, per gli studenti dell’Istituto Lopiano, che, anche attraverso l’introduzione ai temi trattati nel libro che, prima dell’intervento dell’autore, faranno il loro dirigente scolastico, Di Pasqua, e la loro docente di Storia e Filosofia, Giovanna Grambone, potranno arricchire ulteriormente il proprio percorso formativo, considerando l’alto profilo culturale del professore Michele Borrelli e l’interesse che da sempre suscitano i suoi scritti. Michele Borrelli è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi della Calabria, Dipartimento di Studi Umanistici; ha insegnato per oltre un decennio nelle università tedesche di Giessen, Wuppertal, Francoforte e Norimberga e pubblicato vari saggi in case editrici tedesche; è presidente del Centro filosofico “Karl-Otto Apel” e del Premio Internazionale per la Filosofia “Karl-Otto Apel”. Ha fondato e cura Topologik, rivista internazionale di Scienze filosofiche, pedagogiche e sociali. Nel 2016 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Federale Joachim Gauck l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania. “La presente ricerca – si legge, pertanto, in una recente recensione del libro – pone al centro delle sue riflessioni l’idea di umanesimo nel pensiero occidentale. L’analisi interessa fondamentalmente tre passaggi (o paradigmi): l’umanesimo delle origini o dell’appartenenza, l’umanesimo della modernità o dell’emancipazione e l’umanesimo del futuro o della responsabilità planetaria, ultima spiaggia per la sopravvivenza dell’umanità. La ricerca dimostra non solo l’importanza storica dei primi due umanesimi nel pensiero dell’Occidente, ma anche e soprattutto la necessità esistenziale globale di riunificarli e aprire a una terza forma di umanesimo: l’umanesimo della responsabilità planetaria. Un umanesimo (nuovo, planetario) in grado di unire gli sforzi storici dell’emancipazione dell’uomo con i luoghi di appartenenza (l’idea originaria di phisis e l’idea di kosmos), che potremmo tradurre oggi con le voci: (ricerca di) umanità e (cura e difesa della) natura. L’umanità è, in questo senso, la ricerca continua di una paideia universale all’insegna di un’etica minima condivisibile da tutti i popoli. Un umanesimo dell’emancipazione, in rottura e non in unione con l’umanesimo dell’appartenenza, trascina l’Occidente (e globalmente) verso la perdita dell’idea di umanità, sulla via inesorabile di una deriva nichilistica. Che cos’è la vita buona? Il futuro è una categoria etica, un’idea regolativa per portare avanti una buona vita in responsabilità e moralità. Non bastano le conoscenze e i saperi, abbiamo fortemente bisogno di moralità per orientarci nell’orizzonte dei principi di una buona vita; allo stesso tempo, abbiamo bisogno del cuore per muovere e smuovere la responsabilità di coscienze ferme al sonno dell’indifferenza. La responsabilità è una questione etica, ma senza i sentimenti, senza il cuore, anche l’etica rimane sospesa, fredda, inerme. Senza l’empatia, non si entra nel rispetto, nel riconoscimento, nell’affetto per l’altro e per le cose. Il passaggio dall’Io al Noi non è, come qualcuno teme, la negazione del sé, la perdita della propria identità. L’inter-relazione è riconoscimento reciproco, rispetto reciproco. Ecco perché l’educazione alla mondialità si dispiega su due piani: da un lato, sul piano antropologico che è lo sviluppo dell’uomo nella sua integralità e che presuppone i tre più volte menzionati ambiti di scienza, morale e arte e, dall’altro, sul piano della convivenza pacifica planetaria dei popoli, nella difesa e nella cura della vita (non solo umana) e della terra”.

CLELIA ROVALE