Onorevole Principe, ma davvero ci può ancora essere una “Rende” che si ribella? E per cosa e con quale obiettivo, quale profilo identitario?
《Rende non si ribella, Rende non ne fa barricate, come è noto a tutti. Ha un “vizio” brillante però, si è nutrita di riformismo negli anni. E i riformisti sa che abitudine hanno? Quella di analizzare, studiare, sperimentare e poi decidere. E noi in questa partita altrimenti detta “fusione a freddo” tutto apprezziamo fuorché analisi e studio. Altroché. Messa così è davvero una follia…》
Messa così dice? Quindi in teoria se ne può parlare a patto che non sia “messa così”?
《Ma certo che se ne può parlare. Se ne deve parlare. Sarebbe antostorico non farlo sebbene il quadro normativo nazionale abbia concepito l’istituto dell’Unione dei comuni relativamente a quelli più piccoli, perimetrali, residuali. Per una ragione molto semplice, troppo piccoli i municipi non hanno neanche la forza per restituire i servizi minimi ai cittadini. Altro è unire grandi comunità, storicamente ed economicamente con retaggi differenti. Chiedere alla Corte dei conti in materia, solo rilievi negativi. Per unire più città vi è solo una via d’uscita, non ve ne sono altre. Affidarsi ad uno studio, profondo. Applicarlo, misurarlo, viverlo. E poi, solo poi, chiedere ai cittadini se sono convinti o meno di fondere radici e prospettive diverse un un unico Comune…》.
Applicare uno studio dice? E come?
《Ma la città unica è nei fatti da anni, intesa come unico perimetro. Basterebbe vivere la gestione unica dei servizi, tanto per cominciare a “testare”. Trasporti, rifiuti, acqua, relazioni con i fondi Ue in materia di lavoro e sviluppo urbano, sanità territoriale, rapporti con l’Unical. Dentro queste “applicazioni” quotidiane i cittadini potrebbero imparare a vivere una ideale unica città. Prima la sperimentazione, poi la consultazione popolare. E prima ancora lo studio e l’analisi. Rende è cresciuta così…》.
Sì ma oggi ci sono i commissari Antimafia dentro…
《E questa è una ulteriore ragione per convincere tutti a riflettere, a frenare. È evidente, maggior ragione perché ospita commissari, che Rende oggi non è nelle migliori condizioni democratiche per imbarcarsi in una spericolata “fusione a freddo”. Non è serena Rende e i commissari non rappresentano i cittadini. Le dico però che pur tuttavia Rende ha sostanzialmente i conti in regola, oltreché un patrimonio immenso. Uscita dal predissesto nel quale ci è finita ingiustamente per una decisione seriale…》.
Sta dicendo che gli altri Comuni stanno messi peggio?
《Cosenza certamente. Molto peggio. Tanto che è inquantficabile allo stato il reale debito monstre. Ed è risibile la storiella secondo cui in un nuovo e unico municipio si partirebbe da zero. Le condizioni economiche del Paese non consentono regali del genere. Il debito gigantesco di Cosenza resterebbe e per di più spalmato sui conti anche dei rendesi e dei castroliberesi, comunità che non ha conti in disordine a quanto risulta…》.
Ma allora perché la regnanza di governo regionale va avanti come un treno e non mostra di voler rallentare?
《Lo chieda a loro perché. Avranno validi motivi che non è detto coincidano però con il benessere dei cittadini. Noi siamo qui per far riflettere, per convincere chi comanda a premere il freno. Ragioniamo, confrontiamoci. La regnanza, come la chiama lei, fin qui è andata avanti con prepotenza e coercizione. E così si fanno pasticci…》.
Lei la “vede” questa unica città?
《Al termine di un lungo e sedimentato percorso perché no. Ma prima di fondere i marciapiedi su cui ognuno di noi è cresciuto, prima di impastare ricordi e provenienze, prima di imbastardire le identità e peggio ancora incasinare i conti economici di tutti riflettiamo. Studiamo…》.
Domenico Martelli