L’approdo in Consiglio dei ministri della riforma della giustizia penale era “calendarizzato per oggi secondo un cronoprogramma concordato con la presidente Meloni da un paio di mesi”, quindi è una “coincidenza che avvenga con la dolorosa notizia della morte di Berlusconi”. Ma “se da un lato è un tributo per la sua battaglia per una giustizia più giusta, dall’altro c’è il rammarico di impedirgli di assistere al primo passo verso una riforma radicale in senso garantista che lui auspicava”. Così a SkyTg24 il Guardasigilli Carlo Nordio spiega la “dedica” a Silvio Berlusconi del suo disegno di legge, all’ordine del giorno del Cdm di giovedì pomeriggio. Nella bozza ci sono la cancellazione dell’abuso d’ufficio, la riduzione ai minimi termini del traffico di influenze, limiti alla pubblicazione di intercettazioni (e alla possibilità di citarle negli atti), l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento per una serie di reati. E soprattutto un depotenziamento delle misure cautelari a tutto vantaggio dei colletti bianchi, che andranno “avvertiti” almeno cinque giorni prima dell’esistenza di una richiesta di arresto nei loro confronti per poter rendere interrogatorio.
Contro il ddl si sono già scagliati numerosi addetti ai lavori, a partire dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, che su Radio 1 ha lanciato l’allarme sul “forte rischio che un soggetto che sa che pende sul suo capo una richiesta di cattura possa fuggire“. Ma il ministro mette in chiaro di non voler ascoltare le critiche, e, anzi, di considerarle “inammissibili“: “È patologico che in Italia molto spesso la politica abbia ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Questo è inammissibile. Il magistrato non può criticare le leggi, come il politico le sentenze. Ascoltiamo tutti, ma il governo propone e il Parlamento dispone. Questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze”. Poi se la prende con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che aveva difeso l’abuso d’ufficio rimarcando la sua natura di “reato spia” di altre fattispecie più gravi, come la corruzione: «Mi stupisco che un magistrato parli di reato spia e ammetta che questo reato non è servito a nulla, perché sono state pochissime le condanne. Vorrei insegnare a questo collega che un reato c’è o non c’è, non si può cercare a strascico».