Corruzione nella sanità, 11 misure cautelari nel Reggino

Arrestati dirigente e primario ospedale di Locri, 90 indagati. Ecco i nomi

Undici misure cautelari sono state eseguite dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria per casi di corruzione nella sanità, in particolare nell’ospedale di Locri.
Il gip, su richiesta della Procura di Locri diretta da Giuseppe Casciaro, ha disposto il carcere per un dirigente medico in servizio nel locale ospedale, i domiciliari per un primario, l’obbligo di firma per altri 3 indagati – tra cui due avvocati – e l’interdizione dall’esercizio della professione nei confronti di 5 medici e 1 avvocato, per 12 mesi.Sono, inoltre, in corso numerose perquisizioni personali e locali, anche in ospedale. Gli indagati sono 90.
Un articolato sistema illecito volto al rilascio di falsi certificati medici finalizzati, tra l’altro, a giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati, ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti, inabilità temporanee al servizio o indebiti trasferimenti per motivi di studio e lavoro. E’ quanto sarebbe emerso dall’indagine condotta dai finanzieri del Gruppo di Locri, coordinati dalla locale Procura, che stamani ha portato all’esecuzione di 11 misure cautelari. Complessivamente gli indagati sono 90, tra i quali figurano medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali. Per tutti le accuse sono di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici. I fatti sarebbero stati commessi a Locri e in altri comuni della provincia di Reggio Calabria nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2022. Secondo quanto emerso dalle indagini, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità.È Filippo Lascala, medico psichiatra, il dirigente medico dell’ospedale di Locri portato in carcere nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Locri e condotta dalla Guardia di finanza su un articolato sistema illecito finalizzato al rilascio di falsi certificati per giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati e ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti. Nei suoi confronti, il gip Federico Casciola, su richiesta della Procura, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici. È stato posto ai domiciliari, invece, Antonio Bombara, di 64 anni, primario del reparto di psichiatria. Secondo le indagini, entrambi hanno reimpiegato la professione medica “a vantaggio dei privati per conseguire pensioni miracolose, agendo come veri deus ex machina, ognuno dei due trattando la sanità locrese come fosse cosa sua”.
L’obbligo di firma è stato disposto per altri 3 indagati: Marco Zucco (34), Francesco Surace (55) e Paola Larone (57). Quest’ultima è la moglie di Lascala e secondo gli inquirenti ha svolto il ruolo di concorrente materiale e agevolatore della condotta del marito.
Sempre su richiesta della Procura sono stati interdetti per 12 mesi dall’esercizio della professione medica il responsabile del reparto di medicina fisica e riabilitazione dell’ospedale di Locri Raffaele Antonio Argirò (56), la dipendente del laboratorio analisi del nosocomio Patrizia Panetta (59), il responsabile del reparto di Ortopedia Guido Zavettieri (63), il medico del reparto di medicina generale Santo Gratteri (62), e lo psicologo Maria Erminia Pasquale (63). L’interdizione dalla professione forense, infine, è stata disposta per l’avvocato Antonio Sotira, di 43 anni. Anche lui è accusato di essere stato istigatore e determinatore per un certificato falso preparato da Lascala per un suo cliente.