Sanità, tre “pacchi” in uno nel decreto bollette…

In atto un tentativo parlamentare (Arruzzolo e Cannizzaro tra i firmatari) per prorogare fino a novembre i commissari di Asp e ospedali pur in assenza (o decadenza) di requisiti. Manovre anche per la quantificazione del debito

La strada è ancora lunga, sia ben chiaro. La partita è tutta da giocare anche perché più d’una forza in campo inizia a mettersi di traverso (non solo in Aula ma anche fuori). E tuttavia il tentativo dei “tre pacchi in uno” per la sanità di Calabria è pienamente in atto. Tre emendamenti da infilare alla chetichella, addirittura nel decreto bollette da convertire in legge, che hanno obiettivi ben precisi e finalizzati. Si opera all’interno del decreto Calabria, per intenderci. Il perimetro legislativo, estensibile a piacimento, che vale come Bibbia per la sanità di Calabria.
Le “manine” stavolta sono 3 come gli emendamenti, con evidente e persino banale estrazione conterranea. Arruzzolo e Cannizzaro tra i “nostri” più l’aggiunta di un cognome prestigioso più per evocazione che per notorietà parlamentare, Benigni.
Il primo emendamento che vorrebbe infilarsi nel decreto bollette a modifica del decreto Calabria ha a che fare, manco a dirlo, con la proroga dei commissari di Asp e ospedali (in scadenza l’8 maggio). Chissà perché, o forse si sa benissimo invece perché, non li si vuole proprio lasciar correre via e questo anche se nel frattempo sono venuti meno (o non ci sono mai stati) i requisiti.
L’emendamento 9.011, a firma Benigni, Cannizzaro, Arruzzolo, infatti “estende” di altri sei mesi l’ultima proroga. Si arriverebbe così a novembre. La norma prevede comunque che i commissari «decadono, ove non confermati con le procedure di cui al medesimo articolo 2, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto». Quindi la conferma deve essere esplicita ma non dovrebbe essere questo un problema per il commissario straordinario Roberto Occhiuto.
Su questo emendamento arriva già un primo commento negativo di Filippo Larussa (componente dell’esecutivo nazionale Anaao Assomed). «Perché contribuisce – si legge nella notata commento – a una proroga immotivata sotto il profilo giuridico ed organizzativo, dando l’oggettiva indicazione che si vogliono “tenere in vita” dirigenti da moltissimo tempo (o non ancora) non più in possesso dei requisiti manageriali minimali, rendendo di fatto questi provvedimenti ad personam».
Poi c’è un altro emendamento che ha a che fare con la quantificazione e prima ancora circolarizzazione del debito. Più o meno suona così, visto che ormai è noto che non se ne verrà a capo nemmeno quest’anno nonostante le promesse dell’anno passato e nonostante siano ancora da chiudere diversi bilanci nelle aziende. Siccome l’unica cosa certa è il consolidato, se c’è, e lo stato patrimoniale, quello c’è, mettiamo tutto in bilancio “perenne” e proviamo a chiudere gli esercizi. Naturalmemte cambiando le regole del gioco, e come sennò. Sempre gli stessi firmatari propongono infatti che «le risultanze dello stato patrimoniale del bilancio di esercizio per l’anno 2022 da parte delle aziende sanitarie delle regioni sottoposte al Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, che hanno posto in essere l’operazione straordinaria di circolarizzazione obbligatoria dei fornitori sul debito, e la continuità nella tenuta delle scritture contabili, per come comprovata dalle evidenze del Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS), tengono luogo, in assenza di altro documento contabile approvato dai competenti organi aziendali, delle situazioni patrimoniali riferite agli esercizi precedenti e costituiscono adempimento attuativo dei principi contabili applicati». Cioè a dire le aziende che hanno almeno mostrato di volerci provare con la circolarizzazione possono chiudere i bilanci con lo stato patrimoniale e il consolidato. E questo senza conoscere lo stato attuale e reale del debito e delle uscite.
E poi si passa ad Agenas, terzo emendamento. Che prevede che possa stabilizzare fino al 40% il personale assunto a tempo determinato in servizio «presso la struttura del Commissario ad acta per il rientro del disavanzo sanitario della Regione Calabria e che risulti in servizio all’entrata in vigore del presente decreto». Per il restante 60% si procederà con procedure semplificate a Agenas. «Assume unità di personale non dirigenziale di categoria D da assegnare, sino al 31 dicembre 2024, alle funzioni di supporto presso la struttura del Commissario ad acta per il rientro del disavanzo sanitario della Regione Calabria». Di conseguenza si stanziano 2,5 milioni per il 2023 e 3 milioni per il 2024. Della serie, se proprio “Roma” insiste per far assumere il personale Agenas in servizio temporaneo in Calabria perché dire no. Dopotutto è mano d’opera che serve e poi perché mettersi contro la più importante (e insidiosa) agenzia del ministero?

I.T.