Meno dipartimenti veri e propri, da 6 a 4. Quindi meno vertici da “scalare” e di conseguenza meno apparato. Ma più servizi (almeno questo l’auspicio) a “cuore aperto”, all’utenza specie se di prima istanza, di pronto soccorso perché poi è da qui che si infila il 70% delle presenze all’interno del grande ospedale hub della provincia più ingombrante, l’Annunziata di Cosenza.
Questo è almeno l’auspicio che sta dentro l’atto aziendale del più impegnativo tra gli ospedali hub sparsi in giro per la regione. Un atto aziendale concepito per essere innovativo e in linea con la “rivoluzione” del commissario De Salazar, ovviamente in regnanza non da solo e al netto della verifica sul campo. Una “rivoluzione” con baricentro il pronto soccorso, fulcro d’ingresso che conosce una vera mutazione genetica con ipotesi di celerità assoluta e pragmatica di servizi in “scala” dal più semplice al più complesso il che vale anche al contrario però, si farà prima ad uscirne dall’Annunziata (naturalmente a condizione che si possa essere dimessi). A far da bilancia al “progetto” una selezione medica e scientifica mirata e in progress su chi deve effettivamente accedere al pronto soccorso e chi no, nel senso che può essere medicato prima o altrove o per niente. Con conseguente smaltimento e svuotamento di quella che per anni è stata “l’isola pedonale” permanente in pronto soccorso di varia umanità, una sorta di camera di compensazione con dentro di tutto tra accessi senza parametri vitali “presi”, codici da assegnare e non corrispondenti al software, urgenze non o mal gestite o spesso senza dimora. In altri casi vere e proprie e ingiustificate permanenze. Il triumvirato in regnanza all’Annunziata, con De Salazar al vertice, mostra segni di palese insoddisfazione per questo anchilosato schema e si procede per “rivoluzioni”. Almeno nelle intenzioni. L’atto aziendale ne è una delle prime conseguenza.
Non più 6 ma 4 i dipartimenti. A partire da uno grosso grosso che fa da “apripista”. Al secolo, il dipartimento Emergenza-urgenza che diventa molto più robusto e (nelle intenzioni) infinitamente più razionale. È da quiche potenzialmente può passare il 70% di chi fa ingresso all’Annunziata. La nuova idea è lavorare dentro un totale adeguamento alla “tempo dipendenza”: fare più cose possibili, nello spazio più ristretto possibile e il più alla svelta possibile. Quindi sbrigare in questo recinto, anche, tutto quello che attiene alle Medicine e alla Chirurgia, da quella d’urgenza a quella ortopedica e traumatologica. Ovviamente spazio e più sale operatorie (vale questo per tutti i settori) anche per Cardiologia (una sola, non più 2) e per Nefrologia. Tutto dentro il dipartimento più “grosso”, quello di Emergenza-urgenza. Al netto, è chiaro, del nuovo e razionale pronto soccorso e della terapia intensiva.
Previsto poi il dipartimento “avveniristico” di Chirurgia robotica, con vere e proprie sezioni di sperimentazioni, di micro e infinitesimale tecnica invasiva. Una sfida, più che solo un dipartimento. Il dipartimento Oncoematologico, con il previsto e annunciato accorpamento scientifico e logistico al Mariano Santo. La conferma del dipartimento Materno-infantile, con dentro Oncologia pediatrica e Neonatologia. Il dipartimento di Diagnostica di immagini e Neuroscienze, tutte le introspezioni in un unico centro di sviluppo e analisi. E il dipartimento di Servizi trasversali, una sorta di “hardware” nel cuore dell’Annunziata, il suo dna. Con dentro la banca del sangue, la farmacia, tutte le analisi di laboratorio e la Virologia.
A far da collante per tutto e per tutti una sorta di cabina di regia (non è un dipartimento) che ha lo scopo di ispezionare e controllare il funzionamento dei dipartimenti e tra i dipartimenti. Risponde a De Salazar, la cabina. Che governa, non da solo, una rivoluzione a forma di sfida per l’Annunziata di Cosenza. L’ospedale hub più grande che c’è…
I.T.