Lo scafista con la ricevuta da passeggero

Dalle onde della tragedia di Cutro emergono corpi (71 le vittime accertate) ma anche misteri, qualcuno di questi è in mano alla procura di Crotone. Il 25enne pakistano Khalid è il quarto indagato (arrestato) ma mostra prove d'essere solo un migrante a pagamento, anche salato

Una ricevuta di pagamento di 4.500 euro a fronte di un viaggio da 7mila. Il resto da liquidare ad approdo avvistato, una telefonata in patria e parte la rimanenza tramite agenzie di trasferimento cash. Eppure il salasso non basta ad Arsian Khalid, 25enne pakistano, per evitare di transitare tra i 4 iscritti nel registro degli indagati della procura di Crotone come presunto scafista, peraltro in stato di arresto. Lui, Arslan il suo nome, nega ogni responsabilità. E porta l’inevitabile croce. Il ragazzo si è difeso affermando di non far parte dell’equipaggio ma di essere anzi un semplice passeggero partito dalla Turchia alla volta dell’Italia.
A supporto della sua versione ci sarebbero un messaggio audio che lo stesso Khalid ha inviato via WhatsApp al padre col cellulare di uno dei “capitani” perché lui era partito senza, nel quale annunciava di essere quasi arrivato a destinazione e dandogli quindi il via libera al versamento del resto dei soldi previsti per il viaggio. E una ricevuta di pagamento (che pubblichiamo in foto) di una parte dei 7mila euro (nello specifico 4.500 euro), già consegnati a coloro che quella traversata l’avevano organizzata eseguita con un’agenzia di trasferimento soldi.
Di certo Khalid si trovava bordo del barcone quando si è verificata la tragedia nella quale hanno perso la vita al momento 71 migranti. Ad aspettarlo a Crotone c’era il fratello, richiedente asilo che vive e lavora a Verona. Il quale, dopo aver saputo del naufragio, è stato informato del fatto che il 25enne era uno dei 4 indagati dalla procura di Crotone fermato come presunto scafista.
«Lui ha pagato, io ho le ricevute, il messaggio audio che ha mandato a mio padre perché versasse la seconda rata, tutto», ha ripetuto il fratello, accompagnato dall’avvocato Salvatore Perri. La sua versione coincide con quella data dal 25enne pakistano nel corso dell’interrogatorio a cui è stato sottoposto. Eppure i sopravvissuti lo hanno indicato come uno dei mozzi che trasmetteva ordini e indicazioni per conto dei quattro skipper, tre turchi e un siriano, che gestivano quella traversata.
Un mistero quindi la vera identità a bordo del 25enne pakistano. Finto passeggero con finta ricevuta di ritorno o vero e proprio scafista? Oppure una via di mezzo, scafista a metà, passeggero a metà? Un altro mistero ancora nelle mani della procuratore capo di Crotone Capoccia. Più o meno al pari delle chiamate da bordo prima del naufragio, dei post su facebook, dell’allarme lanciato alla Centrale operativa di Roma con descrizioni precise persino del fiume nelle vicinanze salvo immortalare il tutto in provincia di Grosseto, in Toscana.
E al pari, qui meno che più, delle uscite in mare della Guardia di finanza che passa il testimone alla Capitaneria rientrando per onde troppo alte e aggressive. Della serie, non è cosa per operazioni di polizia, vedete voi che dovete fare. Di lì a poco la tragedia.
«Ce la stiamo mettendo tutta, siamo a buon punto di ricostruzione della rete di comunicazioni che sono avvenute prima dell’evento». Strattonato e in qualche modo costretto è il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia a pronunciare qualche sillaba arrivando al palazzo di giustizia. «Come abbiamo detto sin dal primo momento – ha sostenuto – stiamo acquisendo tutti gli elementi connessi a questa vicenda e ciò che riguarda i momenti precedenti al disastro. Siamo già a un punto di un certo interesse. Stiamo raccogliendo tutti gli atti». «Perché l’imbarcazione è stata lasciata sola? Bella domanda… ». Già, è proprio così. Non proprio una bella domanda a pensarci bene. Ma una di quelle a cui lui proprio non può non rispondere, prima o poi…

I.T.