In una intercettazione soprannome scambiato per un’arma: assolto vibonese

Era stato tratto in arresto dalle forze dell’ordine e posto ai domiciliari a seguito una attività intercettiva effettuata nei confronti del padre dell’imputato

Ha passato le pene dell’inferno, finendo delle “Forche Caudine” della giustizia, per un equivoco: un soprannome è stato scambiato per un “pistola”. Per questo tutte le accuse nei confronti del serrese Giuseppe De Pasquale sono state fatte, per come riposta “il Quotidiano del Sud”,  cadere e il Tribunale ha assolto l’imputato dal reato di detenzione di un’arma non meglio precisata. Determinante al fine dell’assoluzione, una consulenza tecnica che ha chiarito il tutto. Il  3 luglio del 2019 De Pasquale era stato tratto in arresto dalle forze dell’ordine e posto ai domiciliari a seguito una attività intercettiva effettuata nei confronti del padre dell’imputato, a quel tempo in carcere dopo il rinvenimento, nel corso di una perquisizione domiciliare operata nel dicembre 2018, di una pistola Walther cal. 7,65. Nel corso dei colloqui col padre, il figlio aveva rivelato a quest’ultimo il possesso di due pistole che non erano state rinvenute durante i controlli. Ad incastrare l’imputato, come riporta sempre “il Quotidiano del Sud”, il passaggio di una intercettazione nel corso della quale questi faceva riferimento al termine “pistola”. E qui è subentrato l’equivoco: l’intercettato, secondo la difesa,  non si riferiva ad un’arma bensì al soprannome dato a un suo compaesano e alla figlia (“la figlia di pistola”). Da qui l’assoluzione.