«Il Csm apra una pratica a tutela di tutti i magistrati operanti nei distretti di Reggio Calabria e Catanzaro. È quanto chiedono i togati di Area democratica per la Giustizia Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Alessandra Dal Moro, Mario Suriano e Ciccio Zaccaro, in relazione al comunicato diffuso dalle Camere penali della Regione Calabria il primo luglio, con il quale i penalisti calabresi hanno proclamato l’astensione dalle udienze per il 14 e il 15 luglio prossimi».
Criptica, contorta, persino volutamente non leggibile nella sua importanza una nota che ad un certo punto inizia a circolare. «Il Csm apra una pratica a tutela dei magistrati che operano nei distretti di Reggio e Catanzaro» chiedono i togati Csm di Area democratica. Che evidentemente ricevono segnalazioni in merito, percependo i pm “sotto attacco” (i distretti in questione sono quelli che sono, come area di pertinenza) salvo poi consegnare le motivazioni della poderosa iniziativa (richiesta di tutela “massiva”) a qualcosa di non meglio precisato né, tantomeno, identificato. Addirittura, a leggere il seguito dell’incipit della nota, come se la principale delle “minacce” contro la serenità dei magistrati venisse niente di meno che da una iniziativa dei penalisti che annunciano astensione per le udienze di metà mese. Della serie, è lo sciopero degli avvocati il vero “attacco”.
«I togati di Area a Palazzo dei Marescialli – si legge infatti – osservano come, nel caso di specie, “in luogo di critiche puntuali e argomentate relative a specifiche attività processuali o a specifici provvedimenti organizzativi”, si assista “a una denigrazione generica e generalizzata dell’intera attività giurisdizionale penale svolta da tutti i magistrati operanti nei distretti calabresi, con il risultato di determinare presso la pubblica opinione – aggiungono – una delegittimazione diffusa ed indiscriminata della funzione giudiziaria, tra l’altro in distretti già interessati da pervasive forme di criminalità organizzata e da disagi socio economici”».
Quindi, provando a sintetizzare, i penalisti di Calabria si lamentano troppo. Per «specifiche attività processuali» o magari per «provvedimenti organizzativi». Da qui lo sciopero degli avvocati annunciato per metà mese che diventa evidentemente culmine di una strategia quasi “editoriale”, «il risultato è quello di determinare presso la pubblica opinione una delegittimazione diffusa e indiscriminata della funzione giudiziaria».
Da qui la (non rituale) richiesta di tutela al Csm che Area democratica estende a tutti i magistrati dei distretti di Reggio e Catanzaro. Che non sarebbero finiti nel mirino delle potenti e temerarie cosche di ‘ndrangheta (Gratteri a parte, ovviamente) quanto nelle grinfie pubblicistiche della lobby dei penalisti che criticano assai fino ad arrivare alla proclamazione dello sciopero per le udienze del 14 e 15 luglio.
Una iniziativa non certo banale, quella dei togati di Area democratica. A tutela dei magistrati di Calabria.
Tra un paio di settimane corre il tragico trentennale dalla trucidazione di Paolo Borsellino, il “fratello” vero di Falcone che sapeva di dover morire e di aver conosciuto «in diretta la mafia». Non ha fatto in tempo a raccontarla a nessuno l’esperienza, se non alla “agenda rossa” custodita poi da chi in doppiopetto ha ordinato la sua esecuzione. Era “solo” andato a trovare mamma e morte in quella domenica di 30 anni fa. E chissà che avrebbe dato per una iniziativa dei togati del Csm a tutela della sua attività…
F. R.