“Giustizia è fatta”. Come la morte, che arriva fredda e perentoria nel mare che amava a bordo di quei gommoni che tra gli anni Ottanta e Novanta ha frequentato tra i primi. Con il vento e il sole in faccia.
Luigi Mazzei non ha fatto per niente in tempo a incassare gli onori della “vittima” e lo stratificato riconoscimento popolare dopo più di 10 anni di (ingiusto) massacro giudiziario. Quello editoriale sì però, per questo ce l’ha fatta perché alle stampe è riuscito a concedere il racconto di suo pugno a proposito “dell’Odissea” intima, familiare ed economica che lo ha trapassato da quando finanzieri vestiti di giallo bussano in azienda. Da lì, fino all’ultima sentenza di “innocenza”, il calvario a lieto fine. In mezzo c’è l’inferno, c’è tutto, c’è il mare, come quello che ne ha raccolto l’ultimo respiro a largo di Falerna. «Quel cuore non ha retto più, c’è poco da fare e da dire. Non appena s’è rilassato, Luigi, dopo anni e anni di frustrazioni e repressioni, solitudini e impotenze, quel cuore che ha condotto la battaglia per 10 anni non ha retto più. Succede sempre così. Si muore anche così, persino beffardamente e indirettamente, di malagiustizia…».
A Luigi Bisignani non mancano di certo parole e ricordi, affetto e dolore e soprattutto lucidità per immortalare al meglio “l’iconografia” di Luigi Mazzei che muore tragicamente a 59 anni e proprio adesso che l’arbitro aveva da poco fischiato l’inizio della sua rivincita. Quella vera. Come se l’avesse in qualche modo previsto, Mazzei. Che nel sottotitolo del suo libro riporta, tradotto in prosa, il sentore che niente e nessuno potrà restituire quello che intimamente è stato tolto in più di 10 anni di (ingiusto) calvario giudiziario. Della serie, “Giustizia è fatta” ma poi restano le ferite, le rughe. E resta quel cuore che «rilassato», secondo Bisignani, ha finito per pagare in una volta tutto lo stress accumulato.
«Sono stato tra quelli, non tanti per la verità, sempre a fianco di Luigi anche e soprattutto nei momenti peggiori – incalza Bisignani a Cosenza poche settimane fa alla presentazione del libro e presente all’ultimo saluto a Lamezia in programma per giovedì -. A fianco di un uomo dignitosissimo sempre, orgoglioso e forte, calabrese come pochi e forse anche come e più della stessa Calabria che non sempre lo ha meritato. Luigi soffriva molto per questo, tanto. Lui che ha conservato dignità e modestia nella parabola ascendente e fragorosa della sua carriera imprenditoriale conservando intatte qualità anche nel corso dell’ingiusto inferno giudiziario a suo carico. In cima e in coda alla società del momento Luigi è sempre rimasto lo stesso, fiero e orgoglioso e soprattutto calabrese. E Dio sa quanto lo faceva impazzire di gioia l’aver innalzato fatture e onori in giro per il mondo con una griffe di Calabria sulle spalle. Ne era fierissimo, forse anche oltre gli stessi meriti della terra che lo ha generato. Luigi era un volto nobile e rigenerante. Ultimamente, perché la macchina speculativa del marketing politico-elettorale non va mai in pausa, anche spendibile per via del suo curriculum, della sua storia di successo e del suo calvario giudiziario iconografico. Non nascondo che qualche forza politica lo aveva già “opzionato” per corse future ma quel cuore, massacrato dallo stress e finalmente rilassato e persino felice sia pur con rughe, non ha retto e ha mollato. Beffardamente. Mollando lui, noi, la Calabria, tutti. Proprio adesso che Luigi avrebbe potuto raccogliere e seminare nuova linfa per la sua terra, dopo l’ingiusto calvario giudiziario. Che gli sia lieve ora, la terra. Per sempre. Luigi Mazzei meritava di più».
D. M.