Centinaia e centinaia di interventi chirurgici sospesi e in lista d’attesa, causa Covid naturalmente. Pandemia che negli ultimi due anni ha messo forzatamente in coda l’uso dei bisturi con migliaia di pazienti inseriti nella dantesca lista d’attesa, quella che confina sensibilmente tra il purgatorio e l’inferno.
Eppure, all’Annunziata di Cosenza, qualcuno potrebbe essere risultato fin qui più “fortunato” di altri con performance sorprendenti di “scavallo” di graduatoria, o più tristemente detta lista d’attesa. Una specie di reato, tra i più viscidi degli ultimi tempi. Con tanto di obbligo di segnalazione in procura ove ne fosse chiaramente accertata la genesi. Ma che, dentro l’ospedale hub della provincia più grande, potrebbe essersi mascherato furbescamente dietro il diretto e rapido “accompagnamento” in sala operatoria per via di visita privata o di consulenza cosiddetta “intramuraria”. Della serie, vieni in ospedale che ti visito e mi paghi e ti rilascio pure ricevuta, è previsto dalla legge l’ibrido e l’incesto tra pubblico e privato. Se non che poi è difficile dimostrare se una urgenza che ha “pagato” una visita privata (effettuata in studio o in ospedale) è poi effettivamente più urgente delle altre fatto sta che per alcuni si sarebbero aperte le sale operatorie e per altri, ovviamente, no. Che infatti restano nelle liste d’attesa del girone dantesco.
È questo il grande sospetto all’interno dell’Annunziata di Cosenza. Che qualcuno possa aver beneficiato di “corsie preferenziali” per giungere in sala operatoria e che, più o meno casulmente, questo “qualcuno” è lo stesso che è stato visitato da personale sanitario ospedaliero ma privatamente, fuori o dentro lo stesso ospedale.
Il sospetto non viene fuori dall’ultimo caffè del bar sottostante ma direttamente dal vertice dell’ospedale stesso, da una delibera del commissario. Che giusto meno di 48 ore fa manda in stampa una deliberazione che è tutta un programma. Di quelle, per intenderci, che possono correre il rischio di passare per il “sistema d’allarme” piazzato quando già parecchi “furti” sono ormai alle spalle.
Il commissario dell’azienda ospedaliera istituisce infatti (delibera del 3 febbraio) una «commissione d’indagine interna sulle attività di libera professione intramuraria e sulle attività di ricovero ordinario a danno dei pazienti inseriti nelle liste d’attesa». Sono 4 i componenti della commissione d’indagine interna, senza vincoli di conflitto d’interessi. A loro il compito di «verificare nel più breve tempo possibile quanto contenuto nella nota in questione. Di individuare gli eventuali dirigenti responsabili. Di analizzare le criticità relative al funzionamento delle sale operatorie a seguito del regolamento Coperbusso. Di revisionare le liste d’attesa informatizzate del triennio 2019-2021. Di revisionare procedure in essere per Alpi (regolamenti, commissioni). Di verificare il rispetto delle priorità di assegnazione degli interventi nelle liste d’attesa».
L’Annunziata ha alzato le antenne. E ha piazzato il sistema d’allarme, più o meno post mortem. Anche Nerone ha gridato “al fuoco” mentre andava in fumo la “sua” Roma. E più d’uno s’è pure permesso di azzardare che le fiamme è stato lui ad appiccarle…
P.W.
Interventi in lista d’attesa, all’Annunziata l’ombra dei “furbetti” che scalano posti pagando le visite…
Il vertice dell'azienda ospedaliera istituisce una commissione d'indagine interna per verificare se vengono rispettate o meno le graduatorie e i tempi, lunghissimi ma evidentemente non per tutti. Non è chiaro però se sono arrivate prima le segnalazioni sospette (con obbligo di inoltro in procura) o piuttosto l'allert del commissario che è “solo” di qualche giorno fa...