Occhiuto rilancia. Analizza, studia le carte e poi rilancia naturalmente ben consapevole che il “caso Ginevra” è una tragedia che può anche diventare una slavina per le sorti progressive della sanità di Calabria. E rilancia a partire dalla presa d’atto che in Calabria e praticamente in tutto il Sud non è presente nessuna struttura in grado di offrire la ventilazione polmonare assistita artificialmente per bambini al di sotto dei 10 chili.
«L’unità operativa complessa di terapia intensiva pediatrica non necessariamente ha l’Ecmo, che è uno strumento che permette l’ossigenazione extracorporea del sangue. L’Ecmo in Calabria ce l’abbiamo per i pazienti adulti o per i bambini che pesano più di 11 kg, e siamo tra i pochi ad avere queste strumentazioni: al Sud ce l’hanno solo il Policlinico di Bari, il Mater Domini di Catanzaro, e l’Ismett di Palermo».
«Non abbiamo l’Ecmo pediatrico, che hanno soltanto il Bambino Gesù di Roma – centro di riferimento per tutto il Centrosud – e un ospedale di Taormina, in Sicilia. Perché l’Ecmo pediatrico non c’è in Calabria, come non c’è in Campania, in Basilicata, o in Puglia? Perché è estremamente complesso attivarlo per curare i bambini, serve un cardiochirurgo pediatrico, servono figure professionali altamente qualificate e specializzate».
«Avere un Ecmo anche in una Regione come la Calabria, che ha 1,8 milioni di abitanti, per trattare due o tre bambini all’anno, significa mettere questo strumento nelle mani di medici che non avrebbero mai la manualità e l’esperienza adeguata per farlo funzionare. Mentre un ospedale come il Bambino Gesù lo utilizza ordinariamente, e per questo le Regioni del Centrosud si affidano al Policlinico universitario di Roma per i casi più gravi».
Da qui il “rilancio”. «Questa unità intensiva complessa pediatrica ora la realizzeremo a Catanzaro, presso il Mater Domini. Purtroppo la difficoltà maggiore che abbiamo in Calabria è quella di reperire i medici…».
Il fulcro della questione è quindi la gestione dei pazienti critici con insufficienza respiratoria acuta e con peso inferiore ai 10 chili, la respirazione artificiale ed il polmone a membrana extracorporea quale terapia di supporto per la depressione respiratoria può salvare la vita ma non è presente in molte regioni tra cui la Calabria. Ma poiché il numero dei piccoli pazienti bisognevoli di queste cure ora aumenta in epoca Covid è fondamentale essere in grado di erogare questo tipo di trattamento.
Nel 2018 sono stati attivati a Cosenza 4 posti letto di terapia intensiva pediatrica per bambini con peso oltre i 10 chili, in ambiente di terapia intensiva dell’adulto, e 2 posti letto per bambini con peso inferiore, in locali adiacenti alla terapia intensiva neonatale. Ma l’Ecmo (polmone a membrana extracorporea) che supporta le funzioni vitali mediante circolazione extracorporea, è utilizzata solo nelle strutture di terzo livello, ovviamente fuori dalla Calabria. Il decreto dei posti da attivare a Cosenza (6) è del 2017 ed è firmato dall’allora commissario Scura su “insistenza” dell’ex dg dell’Annunziata Achille Gentile a sua volta su “consulenza” dell’università di Catanzaro. Ad onor di cronaca non era prevista l’Ecmo per i bimbi al di sotto dei 10 chili, solo il Covid sta portando alla ribalta questa drammatica esigenza. Ma scavando scavando viene fuori che però nemmeno quei posti di terapia intensiva pediatrica per bimbi al di sotto dei 10 chili soto stati attivati, al netto ovviamente dell’Ecmo. In gran parte, alla bisogna, all’Annunziata ci si è affidati ai posti di terapia intensiva per adulti e questo per mancanza di attrezzature adeguate (nonostante i fondi disponibili) ma anche per mancanza di formazione adeguata del personale. Un caso su tutti, a proposito di inccuria e negligenza, proprio il fondo da 50mila euro messo a disposizione dal Garante per l’infanzia, cioè da Marziale, per la formazione del personale per intensiva pediatrica. Fondo che a quanto risulta non è stato mai impegnato per lo scopo. Questo non vuol dire però che non è stato speso…
I.T.