Dev’esserci da qualche parte ben nascosta una sia pur minima relazione tra i tracciamenti anti Covid biomolecolari andati in tilt, saltati per aria con migliaia di famiglie rintanate in casa in attesa di conoscere la data del tampone della “libertà”, e la delibera numero 5 dell’Asp di Cosenza, l’Asp più grande che c’è. Dev’esserci per forza una linea di “raziocinio” tra il personale Asp (carente e stremato) in guerra contro il virus e la delibera del 3 gennaio con la quale si sostanziano «gruppi di lavoro e di ricerca e pubblicazioni scientifiche tra l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e l’Università degli Studi di Roma – Tor Vergata – dipartimento di Biomedicina e prevenzione – nell’interesse della sezione di Medicina legale sicurezza sociale e tossicologia forense». Fosse anche che la guerra alla pandemia si potrà vincere, un giorno, con un convegno o un libro per conto terzi ma in qualche modo deve potersi rintracciare una correlazione tra l’assedio Covid di inizio 2022, al quale è sottoposta l’Asp di Cosenza, e i gruppi di lavoro da organizzare con l’Università Tor Vergata di Roma sostanzialmente per produrre (all’apparenza) poco più che “supercazzole” pseudo-scientifiche da inscatolare in convegni o libri e meno che mai in forniture per conto terzi. Del resto alzi la mano chi, in ambito criminogeno e inquisitorio a proposito di veleni e avvelenamenti anche farmacologici, non abbia in mente di rivolgersi subito all’Asp di Cosenza di questi tempi…
Ma tant’è. Deve per forza esserci un fine “buono” e razionale in tempi di pandemia altrimenti la delibera numero 5 del 3 gennaio del 2022, firmata dalla regnanza dell’Asp di Cosenza, difficilmente riesce a passare in “digestione”.
I gruppi di lavoro li crea e li indica sostanzialmente l’Università di Tor Vergata, il referente scientifico (il prof De Lorenzo) «propone la composizione dei gruppi di ricerca indicandone il direttore ed i partecipanti, inviando all’Azienda (l’Asp) a mezzo mail nominativi e partecipanti». L’Asp potrà, se lo vorrà, integrare il gruppo con altri nominativi ma dovrà farlo «entro 15 gorni altrimenti il gruppo si intenderà già composto». Non è detto che poi l’Asp il gruppo con altri nomi, o forse sì, dipende magari dalle “esigenze” del momento. Certo poi il lavoro “prodotto”, lo studio, è reso disponibile per vari usi sia a beneficio dell’Università di Tor Vergata di Roma che dell’Asp di Cosenza. Un utilizzo bilaterale e circolare dove si sa chi lavora e chi comanda (Tor Vergata) e chi prima o poi metterà i quattrini anche sottoforma di gettoni di presenza (l’Asp di Cosenza). Poi magari nel circuito romano qualche studio forense potrà essere per davvero venduto a committenze private varie, procure o studi legali. Resta da capire invece a chi e perché l’Asp di Cosenza dovrebbe “vendere” questi studi all’utenza locale e soprattutto perché costituire una società di fatto con un ateneo non calabrese e per produzioni non di pertinenza della stessa Asp. Ma tant’è. Si sa chi ci ricava comunque (Tor Vergata) e chi prima o poi pagherà (l’Asp di Cosenza). Ma perché una convenzione del genere (datata 22 dicembre 2021) con l’Università di Tor Vergata e non per esempio con l’Unical piuttosto che con la Mediterranea di Reggio o il Policlinico di Catanzaro? Cosa avrà di speciale l’ateneo romano in materia di tossocologia farmacologica così indispensabile alle produzioni (non dovute) dell’Asp di Cosenza? Chissà. Non è per niente facile rispondere a queste domande. O forse sì.
In uno dei celebri film di Fantozzi il mitico Fracchia ad un certo punto si arrende al “nemico” che gli fa domande e risponde… «facci lei…». Ma Fantozzi il comico però, non il dg del dipartimento Salute…
P.W.