Ex braccio destro di Guido Bertolaso ai tempi della Protezione civile nazionale ma anche “pupillo” di Giuseppe Conte che regnando sopra il governo giallorosso ad un certo punto lo voleva fortissimamente al vertice della sanità commissariata di Calabria. Questione di centimetri, di sfumature, e non se n’è fatto nulla.
Oggi però Agostino Miozzo, a lui è dedicato l’incipit, siede per davvero alla destra del “padre” Roberto Occhiuto che lo ha nominato con suo decreto super consulente alla sanità di Calabria.
Avrà il compito di supportare il governatore (e commissario) nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale. In particolare sia nel sistema di emergenza-urgenza, sia nell’implementazione sul territorio di protocolli innovativi di intervento sanitario a distanza. Ma a Miozzo, Occhiuto chiederà supporto anche nel contrasto all’emergenza pandemica che sta travolgendo la Calabria, come anche nel supporto strategico nelle attività di potenziamento del sistema regionale di protezione civile.
Stavolta avrebbe proprio detto di sì, Agostino Miozzo, ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico e medico in organico al dipartimento della Protezione civile nazionale. Volto noto in tv, quello di Miozzo, soprattutto nel 2020 targato Covid che colpiva alle spalle. Incedere sornione e prudente, raramente sopra le righe, Miozzo in quei mesi piace tanto a Giuseppe Conte che dagli studi di “La 7” lo considera già commissario ben prima il rituale Consiglio dei ministri, questione di ore. E invece, nel Consiglio dei ministri nottetempo e dai lunghi coltelli, altra fumata nera. «Mia moglie è d’accordo» confessa in quelle ore il medico parafrasando la tragica uscita dell’ex rettore della Sapienza che invece doveva chiederle ancora il “permesso”. Nonostante tutto, però, non se n’è fatto nulla perché a dire di “Repubblica” (prima a raccogliere cocci di retroscena) Miozzo chiedeva carta bianca e soprattutto 3 cose che nessuno era in grado di garantire. Forse che ora non chiede più carta bianca oppure non chiede più quelle 3 cose oggettivamente fuori portata? Chissà.
Ma chi è, professionalmente, Agostino Miozzo?
Non c’è molto sulla sua biografia che sia raggiungibile sottoforma di evidenza “popolare” ma la cosiddetta “amministrazione trasparente” non sfugge agli obblighi per cui qualcosa si rintraccia.
Nasce il 30 settembre del 1953 e consegue la laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Milano (è il 1980). Due anni dopo, presso l’Università di Harara, siamo nello Zimbawe, procede con il perfezionamento in Chirurgia ostetrico ginecologica, la specializzazione per farla breve. Partecipa attivamente poi nel 1984 ad un corso dell’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità. Dopo la laurea e la specializzazione i primi passi nel ministero degli Affari esteri e al dipartimento della Cooperazione allo sviluppo. All’inizio degli anni Novanta passa alla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo. Nel 2002 l’approdo alla Protezione civile nazionale.
Un’esperienza quindi di alto livello, professionale e personale, nel campo della cooperazione internazionale e dell’assistenza soprattutto in riferimento ai Paesi più disagiati e del resto la sua specializzazione medica nello Zimbawe qualcosa deve pur dirla, anche se in parte. Se non siamo quindi al “Gino Strada” con la felpa della Prociv poco ci manca anche perché sono quelle figure che per solito si distinguono da lontano, quelle che si sono fatte apprezzare nel campo della cooperazione internazionale e dell’assistenza.
Esperienza manageriale e tecnica-gestionale nel campo della miliardaria (anche in negativo) economia sanitaria? Da quanto è dato di rintracciare nel curriculum pubblicato non se ne intravede traccia. Ma tant’è. Potrebbe essere questo un falso problema, o una falsa aspettativa ormai. In sostanza potrebbe non servire…
P.W.