Medici dell’Annunziata in agitazione: “Basta giocare sulla pelle del personale”

I sindacati di categoria hanno anche chiesto un incontro con il commissario ad acta alla Sanità, Roberto Occhiuto

“Si continua a giocare sulla pelle del personale dell’azienda ospedaliera”. Così i sindacati dichiarano interrotta ogni relazione sindacale poiché “a distanza di un anno dall’insediamento del Prefetto di Cosenza e a sei mesi dall’aver ritirato lo stato d’agitazione a seguito degli accordi raggiunti davanti al prefetto, devono con rammarico constatare che tutte le promesse sono state disattese”. Così le sigle AAROI – ANAAO ASSOMED – ANPO – CGIL – CIMO – FESMED– CISL Medici – COAS FASSID – FVM – SINAFO – UIL-FPL si rivolgono al prefetto Ciaramella.
“Inoltre osservano, con profonda amarezza, che si continua a giocare sulla pelle del personale dell’azienda ospedaliera senza condividere le decisioni prese con le organizzazioni sindacali, soprattutto quando queste riguardano l’organizzazione del lavoro. A distanza di un anno dal Suo insediamento – scrivono i sindacati – la situazione del Pronto Soccorso non è migliorata, visto che non è stata capace di trovare una soluzione diversa da quella di far emanare al suo Direttore Sanitario ordini di servizio per i medici di varie UOC , che già lavorano sotto organico, riducendone ulteriormente le capacità produttive”.
“Sarebbe stato più responsabile proclamare lo stato d’emergenza del Pronto Soccorso prima di mandare nella struttura medici prelevandoli da altri reparti e aggravando notevolmente lo stato di sofferenza di questi ultimi. Non ha provveduto ad aumentare i posti letto dei dipartimenti, disattendendo il D.M. 70/15 e il D.C.A 64/16 sul riordino delle reti ospedaliere regionali, facendoci assistere, impotenti, al progressivo depauperamento fino al completo esaurimento dell’intera graduatoria degli infermieri a vantaggio di molte aziende calabresi tranne la nostra, e alla mancata sostituzione del personale collocato in quiescenza o assente per lunghe malattie o gravidanza. Non ha avviato le operazioni per coprire le posizioni vacanti apicali, non ha aperto la struttura del Mariano Santo, come promesso davanti al prefetto,pur annunciandone un’imminente inaugurazione nonostante che i lavori non siano affatto ultimati, né ha provveduto ad aprire l’OBI in PS, oltre che aver ridimensionato fortemente la medicina d’urgenza senza contestualmente incrementare i posti nelle medicine e nelle specialistiche”.
E ancora secondo i sindacati, il prefetto “Non ha utilizzato i fondi Covid regionali e governativi che per tale motivo sono tornati indietro e non ha attuato gli istituti previsti dal CCNL 2016-2018 in vigore dal 01/01/2020”.
• avvio dei lavori della commissione per valutare la variabile aziendale della retribuzione per gli incarichi dirigenziali, nel rispetto delle nuove tipologie previste, come stabilito nel settembre 2020;
• assegnazione degli incarichi a tutti i dirigenti ed in particolare le nuove tipologie previste;
1. mancata attuazione art 5 del CCNL (confronto e convocazione dell’Organismo Paritetico) riguardo alle azioni intraprese dalla direzione strategica:
• articolazione dell’orario di lavoro;
• mobilità intra ed interaziendale;
• conferimento di attività ad altri soggetti esterni;
• regolamento patrocinio legale e saldo dei crediti pregressi connessi;
2. trasferimenti irrituali di medici tra UU.OO. non correlate all’emergenza Covid 19;
3. stabilizzazione del personale precario che ne ha i requisiti;
4. pagamento degli incentivi 2020 e 2021 per l’impegno del personale sanitario nell’emergenza Covid19;
5. pagamento dei superfestivi del 2020;
6. pagamento della retribuzione per il raggiungimento del risultato;
Per tali motivi i sindacati dichiarano di riprendere lo stato di agitazione sospeso nel giugno ultimo scorso e nel chiedere le dimissioni del commissario straordinario annunciano che comunicheranno al prefetto tale nuova situazione e chiederanno al più presto un incontro con l’onorevole Roberto Occhiuto per illustrare direttamente al commissario ad acta alla sanità calabrese la drammatica situazione in cui versa l’azienda ospedaliera di Cosenza.