Il piano Covid che c’era e ora non c’è più (e non c’è manco fretta…)

Entro il 4 dicembre occorreva presentare il nuovo programma di contrasto regionale alla pandemia (scaduto il 4 novembre) ma un emendamento “sottile” cancella ogni scadenza temporale compresa nelle diciture «nel termine di 30 giorni» oppure «sessanta giorni»

Non c’è modo più sottile e raffinato di togliere le castagne dal fuoco di una scadenza non rispettata se non quello di eliminare la scadenza. E cioè proprio il fuoco. Anche retroattivamente. Un colpo di spugna ed è come se il tempo potesse farmarsi.
È più o meno quello che è accaduto e sta accadendo, tanto per dirne una, con il piano regionale di contrasto al Covid, la pandemia che sottopone tutte le Regioni ad uno “sforzo” programmatico e definito. Chi più e meglio delle Regioni del resto (con fondi nazionali) sa come e dove mettere mano. Dalle nostre parti, come è noto, tocca alla struttura commissariale la redazione e la rendicontazione del piano regionale di contrasto alla pandemia (programma operativo) che però fino al 4 novembre era in vigore a tutti gli effetti. Il piano, l’ufficio del commissario precedente a questo, lo aveva redatto e portato “all’incasso”. Nel decreto Calabria non è contemplata la non presenza del programma operativo regionale fatta eccezione per una fase temporale di 30 giorni dalla scadenza del precedente. E cioè a dire che l’attuale regnanza del commissario ad acta avrebbe dovuto presentare il nuovo piano di lotta alla pandemia entro il 4 dicembre.
Ma è proprio qui che entra in campo “l’ingegneria chimica” degli emendamenti di quelli sottili però, sottili assai. Capaci, da soli, di eliminare il problema, o la scadenza non rispettata. Ma non presentando sia pure in ritardo il piano anti Covid, no quello ancora non c’è. Ma eliminando alla fonte il problema, semplicemente cancellando la scadenza. In un modo raffinato, persino solo linguistico. Basta togliere di scena le diciture «nel termine di 30 giorni» oppure «sessanta giorni».
Il gioco di prestigio, e di parole, è contenuto in un emendamento al Decreto presentato il 15 di dicembre in quinta commissione. Porta la firma dei deputati Cannizzaro, Tripodi, Torromino, Prestigiacomo, Dattis, Russo e Furgiuele. Al comma 2 dell’articolo 43 bis, come proposta emendativa, si legge infatti che «le parole da: “nel termine di trenta giorni” fino a: “sessanta giorni”, sono soppresse».
Semplicemente non ci sono più nel Decreto Calabria. E che laddove si leggono, queste “orrende” frasi indicanti perimetri temporali da rispettare, non valgono più niente.
La fretta come è noto diventa cattiva consigliera quando si tratta di fare cose serie, anche se c’è da contrastare il Covid. Meglio fermare il tempo…

P.W.