Asp e ospedali impignorabili, «un disastro economico e sociale»

Il presidente dell'Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico (Forza Italia) all'attacco dell'emendamento al decreto Calabria: non è solo anticostituzionale ma mette a rischio la cura dei non abbienti. Chiesto l'intervento dell'Avvocatura regionale

Antonello Talerico, presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, ha ingaggiato un’altra battaglia per ora molto più che legale e persino più impegnativa della prima (ha presentato ricorso come primo dei non eletti in consiglio regionale con Forza Italia nella circoscrizione Centro). È andato a testa bassa contro l’emendamento al “decreto Calabria” che complessivamente rivoluziona il pianeta sanità a partire dall’impignorabilità di Asp e ospedali per 5 anni. Emendamento che proprio il suo partito, a partire da Mangialavori, ha spinto fortemente in direzione del volere di Roberto Occhiuto. Per Talerico è necessario e urgente l’intervento dell’Avvocatura regionale perché questo provvedimento
«non sarebbe solo anticostituzionale (già pende questione analoga presso la Corte Costituzionale), ma sarebbe un disastro economico per moltissime imprese e soggetti privati che a diverso titolo vantano già da anni crediti ingenti dalle strutture sanitarie calabresi». Anche coloro che hanno diritto al risarcimento del danno, secondo Talerico, dovrebbero «attendere sino al 2026 per poter avere quanto loro spetti, dopo aver atteso già anche 10/15 anni per i vari giudizi civili». Quindi il monito: «L’Avvocatura calabrese intraprenderà ogni iniziativa utile per impedire che tutto ciò avvenga!».
Ma non è tutto. Perché secondo Talerico il provvedimento metterebbe «a rischio le cure mediche fuori regione per i non abbienti» perché è congelato di fatto anche il saldo per l’emigrazione passiva che la Regione deve liquidare di anno in anno alle altre Regioni. Anche in questo caso, con questo emendamento, di fatto le altre Regioni dovrebbero fare “credito” ai malati calabresi per cinque lunghissimi anni. Con questa previsione normativa, insomma, «potrebbe essere impedita la possibilità di curarsi fuori Regione specie per quelle persone che non ne avranno le risorse economiche (giusto il blocco dei rimborsi)». Lo stop ai pagamenti per la mobilità passiva secondo l’avvocato «vuol dire negazione del diritto del cittadino ad ottenere cure mediche, a carico del proprio sistema sanitario, anche in un luogo diverso da quello di residenza». Quindi, secondo Talerico, da un lato si impedisce la liquidazione coatta ad aziende private sane che legittimamente hanno ottenuto un titolo esecutivo in mano nei confronti di Asp e ospedali, costringendole ad aspettare cinque anni. E dall’altro si “avverte” le altre Regioni che per il saldo della mobilità passiva c’è da aspettare cinque anni per la liquidazione. «Un disastro, intervenga subito l’Avvocatura regionale».

P.W.