Il dolore per la «tragica morte di Lucio» che ormai «si è trasformato in “rabbia di sistema”». Simona Loizzo, primario all’Annunziata di Cosenza e direttore di dipartimento (candidata al consiglio regionale con la Lega) ospite nel talk su La 7 di Myrta Merlino analizza lo stato dell’arte della sanità di Calabria. Nella doppia e infallibile veste, secondo Merlino, di chi vive e si nutre di sanità da quasi 30 anni con “l’aggravante” di aver provato sulla propria pelle il dramma di un suicidio, l’incredibile fine di suo marito Lucio. Medico pure lui. «Ricordo molto bene gli ultimi 15 giorni di vita di mio marito – confessa Simona Loizzo -. Doveva lavorare su 700 vaccini e tamponi al giorno nel mentre, da primario per la sorveglianza sanitaria, doveva sovraintendere su 2.500 medici. Non poteva
farcela, non poteva reggere. Quei giorni hanno fotografato il fallimento della programmazione sanitaria in Calabria. Totale fallimento. Apprezzo Bertolaso per quanto detto sulla Calabria ma non sono d’accordo con lui per quanto riguarda la stagione dei
commissari. Basta così. La sanità calabrese non ha bisogno dei commissari con il trolley che vengono qui 5 giorni a settimana per amministrare l’ordinario. No, non serve più. Occorre che la sanità passi nelle mani del presidente della Regione che su questo viene
eletto o bocciato. È lui che si deve prendere la responsabilità della programmazione attraverso le giuste e coraggiose scelte. E poi mi consenta una cosa ancora – continua Simona Loizzo -. Non sono nemmeno convinta che sia utile inviare carabinieri o Guardia di
finanza al vertice della sanità calabrese. Come se l’unico spettro fosse quello della corruzione, mutuando una caratterizzazione di magistratura. No, non basta tutto questo. La sanità deve rientrare nelle mani della programmazione calabrese. E per questo condurrò
una battaglia speciale assieme a tutti quei medici che con me hanno combattuto a mani nude in questi mesi e in questi anni, raccogliendo con i secchi l’acqua dell’oceano…».
I.T.