A un anno e mezzo dall’esordio pandemico del Covid nelle corsie delle cliniche di Calabria il bilancio tutto può essere tranne che a tinte unite. Monocolore. Quasi come se ad ogni struttura venisse applicato un protocollo e un “trattamento” mediatico e persino politico differente. Della serie, c’è chi l’ha fatta franca e senza conseguenze particolari e dopo un protocollo non proprio esemplare e chi, al contrario, ancora paga dazio. Pesante dazio.
Basta dare un’occhiata a chi sta dalla parte dei “cattivi” nella classifica convenzionale. Chi non ricorda la rsa Domus Aurea di Chiaravalle Centrale. Falcidiata più di un anno fa dal Covid all’esordio e completamente abbandonata al suo destino. I morti dentro e il massacro mediatico a fare da corollario. Ma cosa è successo realmente lì dentro? Perché il titolare, Domenico De Santis, ha sempre parlato di stato di abbandono da parte dell’Asp a differenza di quanto non è avvenuto invece a Villa Torano, evidentemente sostenuta allora secondo lui da dipartimento e Protezione civile? Stamattina i dipendenti della Domus Aurea hanno protestato in piazza prefettura a Catanzaro chiedendo la rimozione della triade commissariale dell’Asp insediata dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Dallo scorso anno la struttura privata è senza contratto e neppure per l’annualità 2021 se l’è visto riconoscere. Questa mattina il titolare, Domenico De Santis, e un gruppo di dipendenti hanno manifestato in piazza Prefettura a Catanzaro anche in forza di una sentenza del Consiglio di stato che ha annullato gli atti dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro.
Conseguente pesanti per Domus Aurea, anche e soprattutto sul piano occupazionale. E Covid che ha colpito duro e due volte, una sul campo e l’altra negli uffici Asp. Sono gli stessi giorni di Villa Torano soccorsa dai tamponi e dispositivi consegnati dalla Prociv. Giorni di smarrimento ma per qualcuno ben piazzato di smarrimento gestibile, inferiore. Indolore.
Da allora non c’è stata praticamente casa di cura, o di riposo, che non abbia conosciuto dentro il Covid. Con protocolli Asp via via “modulabili” e modulati a seconda delle circostanze, e delle strutture.
L’ultima, delle “anomalie”, è fresca fresca di questi giorni con l’insorgere di un focolaio Covid dentro Villa del Sole a Cosenza. Struttura che eroga riabilitazione cardiologica e interventi di chirurgia. Più o meno una decina di giorni fa i casi Covid uno dietro l’altro, 3 o 4 alla fine la conta fin qui. Scatta immediatamente lo svuotamento del reparto di chirurgia il che potrebbe anche coincidere con dimissioni previste e concordate giorni prima. Ma è questa la procedura Covid quando scatta un allarme in struttura? Si può essere tranquillamente dimessi, da negativi, e andare a casa senza aspettare che l’intero ciclo del sequenziamento si sia completato? Non c’è il concreto rischio di mandare in giro dei potenzialmente positivi nei giorni a seguire? Ad ogni modo è questa la procedura da seguire oppure non è stata seguita alla perfezione?
I positivi sono stati immediatamente trasferiti negli ospedali, come è noto poi curati e guariti con i monoclonali. Ma in un primo momento proprio le strutture ospedaliere non avrebbero gradito la “visita” perché, a parer loro, è altra la procedura e cioè intervento Usca in struttura. Anche qui, è stata rispettata la procedura Covid applicata alle cliniche private?
Certo è che se qualcuno avesse chiesto al dominus di Villa Aurea stamattina, De Santis, se un anno fa gli è stato concesso o meno di portare i positivi negli ospedali non avrebbe risposto bene. E sotto il sole cocente di Catanzaro una qualche bestemmia sarebbe partita…
I.T.
Da Domus Aurea a Villa del Sole, quando il Covid in clinica non è uguale per tutti…
A un anno e mezzo dall’inizio della pandemia il bilancio del virus in corsia è a tinte disunite. Protocolli rigidi e “punitivi” per alcune strutture, per altre massacro mediatico, per altre ancora più di un occhio chiuso da parte della regnanza