«Io ho il mio lavoro, il lavoro che amo. Non è certo colpa mia se ogni giunta regionale che esce dal voto poi mi chiama per dare una mano…». La calma serafica di Antonio Belcastro pare fatta apposta per assorbire come un muro di gomma fendenti e cazzotti che si provano a tirare dalla “piazza” del talk di Giletti. Lui sa bene, Belcastro, che è stato invitato per incassare i ritardi nel sistema di vaccinazione in Calabria e sa anche meglio che è probabilmente inspiegabile il caso Crotone. Ma ci mette la faccia e respinge con disarmante freddezza ogni addebito. Ad un certo punto Giletti lo introduce come l’uomo più potente (e quindi sotto attacco) della sanità di Calabria e ovviamente lui rialza il muro di gomma…«Io non credo di essere l’uomo più potente della sanità calabrese, io sono uno che ci mette sempre la faccia e che si sporca le mani».
«Ci siamo posti, con il commissario Longo, il problema dei ritardi nelle vaccinazioni – continua Belcastro – e abbiamo provato a dare delle spiegazioni anche se sono sempre giustificazioni quindi lasciano il tempo che trovano». Sono tre, principalmente, le ragioni individuate: «Da noi sono arrivati il 31, in qualche regione sono arrivati il 30 – spiega – ma cambia poco. Era a ridosso delle festività di Capodanno, ma anche nelle altre regioni. Ha pesato anche l’avvicendamento ai vertici delle aziende sanitarie: domani (oggi 11 gennaio, ndr) si insedieranno i nuovi manager, il 30 già si sapeva, e per questo i commissari essendo in partenza si sono sentiti delegittimati».
In alcune aziende ospedaliere, rivendica però Belcastro, «siamo già al 100% dei vaccinati». «È vero che fino al 3 si è fatto pochissimo, ma poi dal 4 ad oggi ne abbiamo somministrate 11mila. Abbiamo ripreso in mano la situazione – conclude – ed è molto migliorata. Abbiamo ricevuto 25mila dosi, dal 4 al 17 gennaio, in due settimane così come previsto, riusciremo a somministrarne 20mila».
Dopo di che in studio gli ricordano incarichi e stagioni politiche che lo vedono sempre in prima fila nel Palazzo e lui, sempre con calma disarmante, non lo nega e lo rivendica. «Io torno sempre al mio lavoro ma poi chi vince mi chiama…».
I.T.